La maggior parte delle persone manifesta un'innata avversione nei confronti dell'Ortica, a causa dello spiacevole inconveniente che provoca, quando inavvertitamente viene toccata; tutta la superficie della pianta, infatti, è interessata da una fitta pelosità ad effetto urticante. Ma nessuno può negare la sua utilità in ambito medicinale, alimentare e tessile.

Il suo nome scientifico, Urtica dioica, affonda le radici etimologiche fra latino e greco. Il termine urtica deriva dal latino urere, bruciare, e tactus, tatto, con riferimento alla sua spiacevole azione urticante: al minino contatto i sottilissimi peli che rivestono le foglie si rompono rilasciando delle sostanze (principalmente istamina, acetilcolina e 5-idrossitriptamina) che provocano un'istantanea reazione allergica, accompagnata da intenso bruciore. Mentre il nome specifico dioica è riconducibile al greco δiς, due volte, e oikoς, casa, con riferimento alla sua natura dioica, caratterizzata cioè dalla presenza di fiori maschili e femminili distinti, portati da individui diversi.

Esistono numerose prove storiche che confermano l'apprezzamento riservato a questa pianta. Ad esempio il mondo dell'arte è ricco di tali testimonianze, basti pensare al quadro del pittore Albrecht Dührer dove un angelo innalza verso il cielo un'offerta insolita, apparentemente insignificante, ma che in realtà rappresenta un dono degno di Dio: una semplice e umile pianta di Ortica, quale omaggio della terra al cielo.

La sua natura solstiziale è riconosciuta e apprezzata in tutte le tradizioni popolari. Nella notte di San Giovanni, era usanza saltare sopra fasci di Ortica (al posto dei tradizionali fuochi) e durante i temporali veniva gettava tra le fiamme del camino per proteggere la casa dai fulmini. In antichità, la cosiddetta “urticazione”, cioè la fustigazione con fasci di piante fresche di Ortica, veniva inflitta ai presunti indemoniati durante gli esorcismi per liberarli dalla presenza del maligno o alle mogli adultere per “purificarle dalle loro colpe”. Nella medicina popolare era praticata a scopo revulsivo per curare reumatismi, paralisi e pleuriti. Ai semi, fatti bollire nel vino, si attribuivano effetti afrodisiaci. Lo stesso obiettivo veniva perseguito massaggiando gli organi genitali direttamente con le foglie fresche (effetto stimolante garantito!).

Dal fusto delle piante di Ortica si ricava una fibra ad uso tessile molto resistente, adatta per confezionare cordami, lacci, tessuti e perfino carta; per questo utilizzo, che risale ai tempi degli antichi Egizi, è stata diffusamente coltivata dal Medio Evo fino al XVII Secolo, soprattutto in Francia e Germania. Perfino le uniformi dell'armata di Napoleone erano confezionate con fibra di Ortica. Data la crescente richiesta di tessuti naturali, oggi si assiste alla riscoperta di tale fibra, da cui di ricavano tessuti anche di alta qualità, Inoltre, essendo una pianta di grande adattabilità ambientale che non richiede l'uso di diserbanti né di fitofarmaci, la realizzazione di una filiera completa, che va dalla coltivazione alla lavorazione del prodotto, presenta grandi vantaggi in termini di ecosostenibilità. Non bisogna dimenticare che la fibra vegetale denominata “ramia” (o raimè) si ottiene da due specie esotiche appartenenti alla famiglia delle Urticacee, la Boehmeria utilis (ramia verde) e Boehmeria nivea (ramia bianca). Nell'Estremo Oriente (Cina in particolare) queste piante vengono coltivate da diversi secoli.

L'Ortica contiene numerose composti, tra cui clorofilla, acidi organici (formico, gallico, fenolico e silicico), sostanze vasoattive e proinfiammatorie (tra cui istamina e acetilcolina), flavonoidi (rutina, isoquercitrina, isoramnetina e canferolo), olio essenziale, carotene, sostanze tanniche, steroli (beta-sitosterolo, stigmasterolo e campesterolo), lignani, tracce di vitamine C, A, B2 e K, potassio, silicio, ferro, calcio, magnesio, rame e manganese. I semi contengono acidi grassi insaturi, in particolare acido linoleico (classe omega 6).

In cucina le foglie tenere e i giovani germogli vengono lessati, da soli o insieme ad altre erbe, conditi con olio extravergine d'oliva oppure ripassati in padella con aglio o burro. Sono da sempre apprezzati ed utilizzati in tutto il mondo nella preparazione di zuppe, minestre, risotti, frittate, lasagne, torte salate, crostini e ripieni vari. Una vera ghiottoneria sono i tortelli e i ravioli di ricotta e ortica, conditi con olio extravergine d'oliva, salvia e pinoli. L’acqua della cottura può essere riciclata per cucinare altri cibi o utilizzata per la sua azione depurativa e disintossicante. Con le foglioline più tenere, tritate finemente, si possono aromatizzare insalate e salse alle erbe.

È un alimento molto gradito anche dagli animali e ancora oggi i piccoli allevatori che amano la genuinità e i sapori autentici di altri tempi, aggiungono questa pianta al cibo destinato sia agli animali da cortile (in particolare galline, polli e tacchini) che a quelli di grossa taglia come suini, ovini e bovini. Il macerato di Ortica, che si ottiene lasciando fermentare al sole le foglie immerse nell'acqua (proporzione 1:10: un chilo di ortica – 10 litri di acqua), trova vastissimo impiego nell'agricoltura biologica per le sue proprietà fertilizzanti e antiparassitarie. Il prodotto della fermentazione, una volta filtrato, viene diluito e somministrato con un erogatore a pompa direttamente sulla pianta e nel terreno circostante. È ricco di calcio, potassio e azoto rapidamente disponibili (e di numerosi microrganismi frutto del processo fermentativo) ed è particolarmente indicato per stimolare la crescita della pianta, lo sviluppo delle radici e per debellare gli attacchi di afidi e ragnetto rosso.

L’Ortica viene utilizzata nella lavorazione della cosiddetta “pasta verde” e rappresenta la principale fonte di estrazione di clorofilla destinata a scopi alimentari, medicinali e cosmetici. Tale composto, la cui struttura biochimica è sorprendentemente simile a quella dell'emoglobina (in quest'ultima al centro della molecola è presente il ferro anziché il magnesio), somministrato come integratore alimentare è utile nei casi di anemia e come ricostituente ad azione tonica, depurativa e antiossidante. La clorofilla possiede proprietà battericide, antisettiche e rigeneranti a livello cellulare ed è un eccellente rimedio per curare ferite, piaghe da decubito, ustioni, ulcere peptiche e altre lesioni dell’apparato gastrointestinale (compresa la colite spastica e ulcerosa, se somministrata per via rettale).

In ambito erboristico, l’Ortica gode di grande considerazione per le sue proprietà emostatiche, antiflogistiche, astringenti, antidiarroiche, diuretiche, depurative e rimineralizzanti (usare l'infuso o l'acqua di cottura). Per curare epistassi, emorroidi, eczemi, ferite e distorsioni, si consiglia di applicare sulla parte interessata il succo fresco o un impiastro di foglie bollite. Il succo, ricavato dalle cime raccolte a metà fioritura, rappresenta un eccellente rimedio contro la forfora e la caduta dei capelli. Il decotto è indicato come rinfrescante gastro-intestinale e coadiuvante nella cura dell’anemia. Lasciata macerare nell'olio d'oliva, insieme ad alcuni spicchi d'aglio, rappresenta un rimedio popolare da applicare esternamente per curare i dolori reumatici.

Testo di Maurizio De Massimo

Per saperne di più leggi: Ritorno alle radici