Durante la sesta edizione dell’Italian Old Masters presso la galleria di New York, la Moretti Fine Art Art e Andrew Butterfield Fine Arts sveleranno due capolavori Veneziani riscoperti, che verranno esposti al 24 East 80th Street dal 7 Maggio al 7 Giugno 2013: un marmo a grandezza naturale di Antonio Corradini raffigurante Endimione e La Vittoria di Davide su Golia, un importante dipinto ad olio di Sebastiano Ricci. Si tratta del terzo appuntamento, dopo i grandi successi delle esibizioni Body and Soul e Agnesius, nato dalla collaborazione tra Fabrizio Moretti e Andrew Butterfield, e le due opere si uniscono ad una lunga serie di grandi scoperte presentate al pubblico dalle due gallerie. Con un’ardita dichiarazione, la quale riflette l’importanza di queste due opere, ognuna di esse verrà esposta singolarmente nella galleria – senza nessuna distrazione da parte di altre opere – e ognuna avrà la propria pubblicazione.

Pochi artisti hanno potuto godere di tanta popolarità durante la loro vita come Antonio Corradini (1668-1752) i cui più amati lavori sono figure velate, una concezione da lui stesso inventata e che richiede ampie capacità tecniche. Nato otto anni dopo la morte del più grande artista del Barocco Italiano, Gianlorenzo Bernini (1598-1680), egli fu uno dei pochi scultori Veneziani a ricevere apprezzamento in tutta Europa. I suoi incantevoli marmi erano presenti nelle più importanti corti da Roma e Napoli a Vienna, Praga e Dresda, dove lavorò per Augusto il Forte, e a San Pietroburgo, dove le sue statue decorarono i giardini di Pietro il Grande. Endimione, circa 1725, è un capolavoro finora sconosciuto e uno dei lavori più rifiniti e importanti di Corradini, che potrebbe essere stato commissionato per i Giardini Estivi dello Zar. Il Conte Raguzinsky, che visse a Venezia ed ebbe affari per Pietro il Grande, elogiò la “più incredibile maestria” di Corradini e lo definì “il glorioso scultore”.

In Italia negli anni 20 del XVIII secolo, il mito di Endimione era molto di voga. Nel 1721 il giovane poeta Pietro Metastasio (1698-1782) compose una serenata dedicata al giovane eroe, un testo in sequito riutilizzato nelle musiche di Johann Christian Bach, oltre da molti altri compositori. Nella mitologia classica Selene, la divinità della Luna, si innamoro del mortale Endimione e chiese a Zeus di porlo in un sonno eterno pieno di eroticismo.

La scoperta di questo Endimione è storicamente molto importante, in particolar modo dal punto di vista della storia dell’arte. La sua esistenza viene confermata dal Baron de Montesquieu (1689-1755), il grande filosofo e uno tra i più colti e raffinati connoisseurs dei suoi tempi. Una nota nel suo diario di viaggio a Venezia nel 1728 riporta “Attualmente c’è uno scultore, a Venezia, chiamato Corradino, un Veneziano che costruì un Adone, il quale è uno dei più bei lavori che potrete mai ammirare: giurereste che il marmo fosse fatto di carne: una delle sue braccia cade senza cura, come se non fosse sopportata da nulla”. Le ricerche indicano che Montesquieu si riferiva probabilmente a questa scultura. In primo luogo, la sua descrizione corrisponde esattamente, riferendosi alla morbidezza naturalistica che caratterizza il suo lucido e patinato marmo, e il braccio cadente, primo dettaglio che viene notato nell’opera. In secondo luogo, è molto facile confondere Endimione con Adone in quanto iconograficamente i due giovani sono identici: ambedue sono cacciatori e di conseguenza vengono raffigurati con arco, frecce e un cane in posizione naturale. Inoltre non esistono figure conosciute di Adone da parte di Corradini.

Se l’Endimione commissionato da Pietro il Grande rimase nello studio veneziano dell’artista, dove molto probabilmente venne visto da Montesquieu nel 1728, può essere che la morte dello Zar nel 1725 chiarisca il motivo per cui l’opera non giunse mai in Russia. Seppure una semplice ipotesi, viene rafforzata da una serie di indizi e coincidenze. Per esempio, Antonio Canova (1725-1822), il massimo scultore neoclassico, deve aver studiato l’opera, poiché essa ha senza ombra di dubbio influenzato la sua realizzazione dell’Endimione Dormiente, realizzata tra il 1819 e il 1822 per William Cavendish, sesto Duca di Devonshire. L’Endimione di Corradini, seduttivo e trascendente, unisce due grandi stadi della storia dell’arte europea, creando un ponte tra Bernini e Canova. A differenza della sua fama e influenza, la sua provenienza rimane sconosciuta fino alla recente scoperta.

La Vittoria di Davide su Golia è un capolavoro riscoperto di Sebastiano Ricci (1659-1734), un importante pittore decorativo della scuola Barocca Veneziana. Questo famoso passo della Bibbia viene qui utilizzato per simbolizzare la vittoria dell’ideale sulla realtà, della vita sulla morte. In questa opera, a oggi ancora mai pubblicata, la spada finemente cesellata viene posta diagonalmente per attrarre la vista dell’osservatore in tutto il suo splendore, enfatizzando la grandezza dell’oggetto che risultò inutile dinanzi all’intelligenza, all’astuzia, al coraggio e alla fede del giovane pastore di Betlemme.

Nato in Veneto, Ricci andò a Venezia all’età di quindici anni, ma se ne andò di fretta nel 1681, avendo messo incinte due donne e avvelenato un collega artista. In seguito ebbe una vita peripatetica, lavorando in numerose città italiane come nelle Fiandre, Francia e Germania. In fine nel 1711 si trasferì a Londra. Nonostante pochi lavori decorativi siano arrivati ai giorni nostri, come la Resurrezione nella Cappella del Royal Hospital (Chelsea) e alcune grandi tele nelle scalinate della Burlington House (attualmente sede della Royal Academy), egli è ben rappresentato nella Royal Collection. Ritornò definitivamente a Venezia nel 1717.

Questi due nuove scoperte sono accompagnate da pubblicazioni accademiche separate: i saggi per il catalogo del Corradini sono scritti dagli storici dell’arte Tomaso Montanari e Sergey Androsov, State Hermitage Museum, St Petersburg; il catalogo Ricci è invece curato da Francesca Baldasssari, una studiosa e autrice indipendente di Firenze.

Fabrizio Moretti aprì la sua prima galleria a Firenze nel 1999, con l’esposizione inaugurale Da Bernardo Daddi a Giorgio Vassari e ben presto riuscì ad affermare il suo nome nel mondo dei Grandi Maestri Italiani. La galleria collabora con i più noti studiosi e istituzioni pubbliche, ed è rinomata per l’accurata ricerca di opere di altissimo livello e per riuscire a rendere questo settore più accessibile ai collezionisti privati. Nel 2005 aprì il suo primo spazio a Londra e nel 2007 inaugurò una sede anche a New York, a pochi passi dal Metropolitan Museum of Art. Queste galleria nell’Upper East Side offre uno spazio nel quale presentare i più ricercati capolavori d’alta epoca italiani. Nel dicembre 2011, la Moretti Fine Art trasferisce la sua sede principale al numero 2a di Ryder Street a St James’s, SW1 Londra. Le gallerie Moretti partecipano annualmente alla fiera londinese Master Painting Week, oltre ad essere un regolare espositore alla Biennale des Antiquaires in Paris e alla Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze. Nell’ottobre 2012 la Moretti Fine Art ha esposto le proprie opere alla prima edizione del Frieze Masters, fiera nella quale Fabrizio Moretti è anche membro della Selection Committee.

Moretti Fine Art
24 East 80th Street
New York 10075 New York
Tel. +1 212 2494987
newyork@morettigallery.com
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