Il Padiglione Italia alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia presenta vice versa, un viaggio ideale nell’arte italiana di oggi, un itinerario per raccontare identità, storie e paesaggi – reali e immaginari – esplorando la complessità e le stratificazioni che caratterizzano la vicenda artistica e culturale del Paese.

Il Padiglione Italia, realizzato dalla Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, attraverso il Servizio architettura e arte contemporanee, è a cura di Bartolomeo Pietromarchi che così descrive la mostra: “Un ritratto dell’arte recente letta come un atlante di temi e di attitudini in dialogo con l’eredità storica e l’attualità, con la dimensione locale e quella internazionale. Un dialogo incrociato di corrispondenze, derivazioni e differenze tra figure di maestri riconosciuti e artisti delle generazioni successive. Una topografia inedita, che consente di rileggere alcune traiettorie fondamentali dell’arte italiana recente, di rintracciare percorsi dimenticati, di sanare amnesie culturali e dare nuova visibilità ad autori solitari”.

“Il movente ideativo e la determinazione concettuale che sostengono l’intervento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali all’interno della Biennale di Venezia con la promozione del Padiglione Italia – afferma il commissario Maddalena Ragni – contribuiscono a costruire una piattaforma di confronto non più solo sui temi della conservazione, della valorizzazione e della promozione, a cui tradizionalmente il Ministero è tenuto a rispondere, ma anche sulla nuova e determinante questione della fruizione. Si offrono, così, occasioni di riflessione che alimentano il dibattito sull’arte contemporanea e sostengono posizioni e letture critiche attuali, in continuità con le premesse dell’Esposizione Internazionale d’Arte nella sua complessità”.

La mostra si articola in sette ambienti (sei stanze e un giardino): ciascuno ospita il lavoro di due artisti, associati in base all’affinità delle rispettive poetiche e dal comune interesse per temi, idee, pratiche. Seguendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sostiene che per interpretare la cultura italiana sia necessario individuare una “serie di concetti polarmente coniugati” capaci di descriverne le caratteristiche di fondo, il curatore ha individuato sette binomi intorno ai quali si struttura il progetto: corpo/storia, veduta/luogo, suono/silenzio, prospettiva/superficie, familiare/estraneo, sistema/frammento e tragedia/commedia.

Il ritorno alla centralità del tema della storia, vissuta e restituita attraverso il filtro del proprio corpo e della propria biografia personale, emerge in Francesco Arena e Fabio Mauri; l’importanza della relazione che intercorre tra sguardo e percezione del paesaggio, come luogo della memoria e spazio collettivo, caratterizza il lavoro di Luigi Ghirri e Luca Vitone; il rapporto fra suono e silenzio, che esplora l’ambito dell’eccedenza sensibile, contraddistingue le ricerche di Massimo Bartolini e Francesca Grilli; mentre la connessione tra prospettiva e superficie, illusione e artificio, dove l’opera resta in bilico sulla soglia tra spazio reale e spazio rappresentato, si ritrova nei lavori di Giulio Paolini e Marco Tirelli.

Il rapporto tra immaginario collettivo, cultura popolare e biografia personale – riassunto nel binomio familiare/estraneo – è affrontato da Flavio Favelli e Marcello Maloberti; la relazione tra sistema e frammento, che introduce alla riflessione sull’archivio e sull’ossessione per la classificazione, l’elenco e la raccolta, sta alla base delle opere di Gianfranco Baruchello e Elisabetta Benassi; infine l’attualità della classica distinzione tragedia/commedia calata nella realtà contemporanea accomuna la ricerca di Piero Golia e Sislej Xhafa.

In un dialogo tra artista e artista e tra stanza e stanza, la mostra, che presenta opere per lo più prodotte appositamente per l’occasione – dodici su quattordici –, si propone come una piattaforma di riflessione intorno ai caratteri e alle contraddizioni della cultura italiana, restituendo alla nostra arte recente quella complessità vitale, fatta di intuizioni e contraddizioni, che nel gioco del vice versa trova uno dei suoi elementi fondanti, affermando il proprio statuto di originalità e il rilievo internazionale che le compete. Il catalogo che accompagna la mostra, edito in doppia lingua (italiano e inglese), contiene una riflessione sulla struttura del percorso espositivo a firma del curatore, Bartolomeo Pietromarchi, e sezioni dedicate ai singoli artisti, complete di schede tecniche e informazioni sulla loro ricerca. La pubblicazione è arricchita da sette saggi – dedicati ai sette temi intorno ai quali si struttura il progetto –, a firma di Marco Belpoliti, Stefano Catucci, Stefano Chiodi, Andrea Cortellessa, Gabriele Guercio, Riccardo Venturi e Elena Volpato.

Marcello Maloberti esplora lo scenario contemporaneo, rielaborando e decontestualizzando comportamenti quotidiani, esperienze condivise e memoria collettiva. La voglia matta è un’opera imponente e complessa, il cui nucleo è costituito da un grande monolite di marmo. Sulla sommità, quattro performer sollevano e abbassano altrettanti teli mare, dando corpo a un’architettura provvisoria e instabile. Parte integrante dell’opera è una precedente performance, svoltasi durante i giorni dell’inaugurazione, nella quale una cinquantina di ragazzi ha sistemato attorno al masso tavolini in legno grezzo, chiamati Bolidi, sovrastati da sculture pseudo-moderniste e da meloni gialli, vessilli di un’identità nazionale in bilico tra natura e modernizzazione. Questi oggetti sono disposti attorno al blocco che diventa così, nell’intenzione dell’artista, centro di gravità ed elemento catalizzatore di fenomeni cosmici. L’opera di Maloberti si distingue per la potenza totemica dell’immagine che riesce a generare, ibridando riferimenti colti e suggestioni provenienti dalla vita quotidiana.

Immagine 3. Photo di Elzbieta Bialkowska

Padiglione Italiano
Venezia 30122 Italia