Codex corruptionis, l’opera che, nel 2013, Massimiliano Alioto presenta alla Biennale di Venezia, all’interno della collettiva “Cara amica Arte” curata per il Padiglione Arabo Siriano da Duccio Trombadori, va letta come una raccolta di exempla, una sorta di “grande antologia della corruzione”.

In un momento storico come quello attuale, critico dal punto di vista economico, politico e sociale Alioto sceglie di parlare di corruzione uscendo dal ruolo di spettatore dei tempi per diventarne interprete.

La scelta di declinare un tema ampio e complesso in tante piccole tele permette a chi gli si accosta di esaminarne i molteplici effetti che la lusinga del potere, del denaro e del successo, hanno sull’uomo. Codex Corruptionis è una composizione di 88 tele disposte quadrate (30 x 30 cm.) in forma circolare intorno a una tela centrale tonda. Ogni pezzo rappresenta metaforicamente un aspetto o un effetto della corruzione o una caratteristica dell’uomo corruttibile attraverso un lessico pittorico che mutua il metodo dalla scienza e dalla filosofia: ricerca, scomposizione, classificazione.

La composizione comprende diversi gruppi di soggetti: cibi invitanti coperti da vermi e da insetti, animali allegorici di vizi e debolezze umane, che rimandano alle favole di Esopo, piante psicotrope sotto vetro o avvolte da spire di fumo che si trasformano in serpenti.

Dettagli preziosi di dipinti rinascimentali (la corona della Madonna Salting di Antonello da Messina, 1460 ca.), o citazioni di opere che raccontano storie di corruzione antica (il Ritratto di Cesare Borgia di Altobello Melone 1491 e quello di Lucrezia Borgia come Flora di Bartolomeo Veneto, 1520 ca., Il festino di Baldassarre di Rembrandt, 1635) si accompagnano ad allusioni a opere d’arte contemporanea, come il teschio tempestato di diamanti di Damien Hirst e privano la ricerca di Alioto di limiti temporali.

La pittura di Alioto si rivela in questa serie nutrita di passato sia a livello formale che contenutistico e allo stesso tempo contemporanea mostrando tutto il proprio vasto background culturale.

Ai margini della composizione si sviluppa una serie inquietante di dannati che Alioto intitola “excrucior” prendendo a prestito un intensissimo verbo latino dal carme Odi et Amo, di Catullo. Si tratta di corrotti e corruttori, esseri perduti le cui fattezze si disfano in pennellate fiammeggiati come roghi infernali, in esalazioni sulfuree e fumose, in spire di serpenti tentatori.

Nella serie dei dannati, fra i visi straziati e divorati da una sofferenza rabbiosa, si riconosce anche quello di Alioto stesso che includendosi coinvolge e fa sentire chiamato in causa anche lo spettatore.

Opulenza e decadenza è quello che si respira in questa complessa composizione che occupa un’intera parete incombendo sullo spettatore e travolgendolo nella sua narrazione.

L’autore di quest’opera è un pittore colto e sempre pronto a mettersi in gioco adeguando il proprio registro al tema che tratta. Quando parla di corruzione lo fa senza tuonare contro la degenerazione della morale ma mostrandone l’aspetto più squallido e grottesco con quella finissima e tagliente arma che è la sua ironia.

Di fronte a questa installazione si è affascinati e ipnotizzati. Alioto fa provare all’osservatore la stessa sensazione di stordimento ed esaltazione che prova l’animo umano di fronte alla lusinga del successo.

Codex Corruptionis è quasi un percorso iniziatico dell’uomo che, accompagnato dall’Artista in un viaggio ai limiti di sé stesso, attraversa questi gironi di tentazioni per lo spirito e la carne e viene posto bruscamente di fronte a tutte le sue debolezze e alle sue paure, a tutte le potenziali meschinità dell’animo umano fino a trovarsi faccia a faccia con la propria natura più profonda, la propria vera essenza, il proprio cuore, la tela centrale.

Isola di San Servolo
Venezia 30122 Italia

Orari di apertura
Martedì - Domenica dalle 11.00 alle 18.00
Apertura straordinaria Lunedì 18 Novembre