Si inaugura Giovedì 13 Giugno alle ore 18.00 presso la Galleria Russo di Roma, la retrospettiva dedicata ad Angelo Di Castro, curata da Francesca Di Castro, con testo critico in catalogo di Stefania Severi.

Per l'occasione saranno esposti circa 35 lavori dell'artista: dipinti, sculture e disegni che ripercorrono i tratti fondamentali della sua ricerca artistica e di una poetica alimentata dalla incessante ricerca della vera bellezza: “Se mai dovessi avere dubbi nella tua vita, guarda intorno a te e studia la Natura: senza questo studio noi viviamo in un mondo sconosciuto senza sapere dove siamo né chi noi siamo. Nella contemplazione del Bello e della Natura, che non è che lo splendore del Vero, noi sentiamo il Bene affermarsi e illuminarsi nelle nostre anime". (Angelo Di Castro)

A un anno dalla scomparsa, e a più di 65 anni dagli esordi, gli spazi di via Alibert 20, accolgono l'omaggio reso alla figura e all'opera di Angelo Di Castro, artista e antiquario di grande talento, che nel maggio del 1947 proprio in questa strada e a questo numero civico - in quello che un tempo era il negozio di antiquariato della sua famiglia - allestì la sua prima personale. L'evento si svolge in contemporanea con una mostra organizzata presso il Casino dei Principi a Villa Torlonia che ricorda Alfredo Biagini, maestro mentore e amico dell'artista.

"Per Angelo l’arte doveva essere figurativo-verista. Innamorato della statuaria antica non concepiva arte diversa da quella ispirata alla mimesi. Esemplari per lui erano l’Ermes di Prassitele e l’Efebo di Subiaco. Apprezzava anche le forme astratte di Viani ed era attratto verso forme astratto simboliche, ma poi prepotentemente riaffiorava in lui l’esigenza del vero e tornava alla tradizione che dall’antichità giungeva al Rinascimento. Amava il vero non pedante, era affascinato dall’anatomia, cercava il bello di Canova. Desiderava cogliere l’essenza della natura, ma senza copiare i maestri. Cercava l’assoluto della scultura arcaica greca, che ritrovava anche in Arnolfo di Cambio".

Angelo Di Castro, un grande antiquario che ha unito alla preparazione e all’esperienza la conoscenza profonda dell’opera d’arte, dovuta ad una vita di studio e al contatto diretto con quel mondo fin dalla nascita. Un antiquario particolare, più collezionista che commerciante, che apprezzava più la scoperta che l’affare, più l’effetto che il valore. Un amante del Bello che ha saputo esprimere la sua grande passione per l’arte e per le meraviglie della vita anche come pittore e scultore". (Francesca Di Castro)

La mostra è accompagnata dal Catalogo Ed. Palombi, che contiene numerosi saggi di amici, storici dell’arte, antiquari e collezionisti che contribuiscono a delineare la complessa e indimenticabile figura dell’artista – antiquario.

Contributi di: Maria Grazia Barucci, Maurizio Berri, Alvar Gonzales Palacios, Mario Lolli Ghetti, Maria Paola Maino, Renato Mammucari, Elisa Tittoni, Lucia Pirzio Biroli, Cesare Terracina, Paolo Emilio Trastulli, Carlo Virgilio.

Angelo Di Castro nasce a Roma il 12 dicembre 1925 da Eugenio, noto antiquario romano, a via Aurelio Saffi, in Trastevere. Nel 1934 si trasferisce per breve tempo a piazza Melozzo da Forlì e frequenta la V elementare alla scuola Guido Alessi di via Flaminia e poi si iscrive all’Avviamento Commerciale dove rimane due anni. Nel 1936 la famiglia si trasferisce a via Vittoria 40, all’ultimo piano, di fronte al negozio di antiquariato di via del Babuino 92a, all’angolo con via Alibert. A seguito delle leggi razziali del 1938, Angelo smette di frequentare la scuola, ma continua a studiare. Da sempre accanto al padre antiquario, Angelo divide il suo tempo tra lo studio e l’attività di negozio. Nel 1940 inizia a frequentare la Scuola delle Arti Ornamentali del Comune di Roma, dove rimane per una diecina d’anni. Nel 1941, a 16 anni, viene preso a studio dallo scultore Alfredo Biagini, suo mentore e maestro, con studio a Villa Strohl-Fern. Il padre Eugenio per le leggi razziali (5 settembre del 1938), dapprima eluse intestando la licenza del negozio alla moglie cattolica, Orsola Ottavi, nel settembre 1943 chiude il negozio e cerca il modo di salvare la famiglia.

Il 16 ottobre 1943, grazie alle conoscenze del padre, Angelo viene accolto, vestito da seminarista, a santa Maria in Campitelli, mentre è in corso la retata in Ghetto. In seguito il 19 novembre del 1943, con la tessera della Pontificia Università Gregoriana, trova rifugio nella Canonica in Vaticano, dove lo raggiungono anche il fratello Nicola e i genitori. Nello stesso anno realizza il busto in bronzo Michele (in seguito, nel 1945, esposto con il titolo Giobbe ad una mostra presso la sede della Democrazia Cristiana a via del Corso).

Nel 1945 Biagini gli affida un piccolo studio tutto per sé, in viale degli Studi 23 a Villa Strohl-Fern. Nello stesso anno partecipa al concorso “Saverio Kambo” indetto dalla Pontificia Insigne Accademia dei Virtuosi del Pantheon per il progetto di un’edicola sacra da edificarsi in uno dei quartieri nuovi di Roma (all’angolo tra piazza Istria e via di S. Costanza oppure tra piazza Pitagora e via Stoppani). Sempre nel 1945 si iscrive all’Associazione Artistica Internazionale come Socio Cultore e dal 1950 come Socio Professionista. Dal 1946 al 1949, mentre lavora con Biagini, frequenta contemporaneamente anche l’Accademia di Nudo presso l’Accademia di San Luca a Palazzo Carpegna.

Inizia ad esporre e nel 1947 allestisce la sua prima personale (18 maggio-18 giugno), nell’ultima stanza del suo negozio in via Alibert 20-22, ottenendo un notevole successo: molte sue opere sono firmate Trodicas.

Fra il 1945 e il 1965 partecipa a numerosi concorsi e mostre. Oltre al già citato concorso “Saverio Kambo” e alla mostra presso la sede della Democrazia Cristiana a via del Corso negli anni si susseguono il Concorso per il Presepio di S. Andrea della Valle (1946); il Concorso Albacini dell’Accademia di san Luca, dove vince il I Premio con il Ritratto della cugina (1947). Nel 1948 partecipa alla I Mostra d’Arte dell’Unione Artistica Studenti d’Italia, alla V Quadriennale di Roma (dove espone il bronzetto Davide con la testa di Golia), alla III Mostra Nazionale d’Arte ispirata allo Sport organizzata dal CONI seguita dall’Esposizione Internazionale Sport nell’Arte a Londra in occasione delle Olimpiadi (con il bassorilievo in cera rossa poi fuso in bronzo Il Rugby) ed infine alla Mostra d’Arte all’Aula Magna Università La Sapienza (Lanciatore di peso, grande scultura in gesso patinato).

Nel 1948 diversi disegni a china (Bancarelle del mercato di Campo de Fiori, Bancarella d’antiquario, Tipi di Campo de’ Fiori) vengono pubblicati sulla rivista «L’Urbe» (Anno XI, nuova serie, n. 4, luglio-agosto 1948). Negli stessi anni realizza una serie di tondi in bronzo con ritratti di Imperatori per un locale in Largo Santa Susanna, andati purtroppo perduti (1948-1949), il bronzo Giona (commissionatogli nel 1949 da Bruno Pagliai, direttore delle Ferrovie del Messico, per la sua collezione: la foto dell’opera appare sul «Messaggero» il 27 gennaio 1950 con un breve articolo che elogia l’artista), il grande Cristo in bronzo su croce di legno (1950), firmato dietro il polpaccio, donato al Vaticano sotto il Pontificato di Paolo VI e destinato ad una Sala dei Cardinali.

Nel 1952, dopo la morte di Alfredo Biagini, si dedica soprattutto alla pittura nel suo studio a via Angelo Poliziano 46. Il disegno Tra il Colosseo e il Foro è pubblicato sulla copertina de « L’Urbe» nel 1953 (Anno XVI, nuova serie, n. 3, maggio-giugno 1953), mentre nel 1954 il Museo di Roma accetta il quadro Draga sul Tevere (o Veduta del Tevere). Nel 1955 partecipa con due dipinti ad olio firmati TRODICAS al Premio di Pittura Olevano a Palazzo Venezia. Fra il novembre 1955 e maggio 1956 partecipa alla VII Quadriennale al Palazzo delle Esposizioni, con tre dipinti ad olio: Rose in vaso di peltro, Villa Medici e Ponte a Ladispoli,venduto per 35.000 lire. Nel 1956 partecipa alla XXVIII Biennale di Venezia, dove espone Marina, ed al Premio d’Arte Burano (espone Fienile, olio su tela e i due disegni Casello ferroviario e Via Appia, quest’ultimo pubblicato sulla rivista «L’Urbe»). Nel 1956 e 1957 espone inoltre alla VI e VII edizione della Mostra di via Margutta. Nel 1959 è di nuovo presente alla VIII Quadriennale di Roma 1959 con gli oli Paesaggio di Ladispoli (acquistato dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma) e Vaso di Persia. Nel 1965, insieme al cugino Aldo Di Castro, prende parte alla V Rassegna di Arti Figurative di Roma e del Lazio.

Il 27 dicembre 1950, sposa Lucilla Delfini, che aveva conosciuto nel 1948. Testimone di nozze il maestro Alfredo Biagini. Gli sposi vanno a vivere prima a via Cilicia, e poi in via Angelo Poliziano 46, nel rione Monti, dove nascono le figlie Valeria e Francesca e dove Angelo trasferisce il suo studio dopo la morte di Biagini avvenuta nel 1952. Le nuove responsabilità assunte con il matrimonio e la morte del suo maestro, determinano la sofferta scelta di Angelo di seguire la professione paterna, lasciando la carriera artistica, ma non l’arte che resta sua compagna fedele per tutta la vita.

Nel 1958 è iscritto al ruolo di Periti-Esperti d’Arte della Camera di Commercio di Roma. Nel 1960 la famiglia si trasferisce a via del Babuino, ma Angelo continua la sua attività “segreta” di pittore e di scultore a via Cilicia e, più tardi, anche nella casa di Fregene, divenuta poi il suo vero studio. Nel 1964 gli viene conferita l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana, seguita nel 1973 da quella di Ufficiale e nel 1977 anche quella di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana su proposta di Arnaldo Ferrara, Generale di Divisione e Capo di Stato Maggiore Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri. Nel 1969 gli era stata conferita la Croce al Merito Melitense da parte del Sovrano Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta. Il 24 maggio 1994 riceve l’attestato di idoneità dell’Associazione Medici Cattolici Italiani per il Servizio Volontario di assistenza agli infermi, svolto per più di dieci anni nell’Ospedale san Giacomo, reparto di chirurgia.

I suoi successi come antiquario sono noti. Grazie al continuo studio, ma anche alla sua grande sensibilità, ha modo di farsi apprezzare ovunque, guadagnandosi la fiducia anche per la sua naturale riservatezza e per la correttezza e professionalità dimostrata come perito d’arte. Come antiquario partecipa a numerose mostre a Roma e in Italia e realizza esposizioni nel suo negozio a via Alibert, spesso insieme ad altri amici antiquari come i Sestieri. Numerose le scoperte e le attribuzioni che gli valgono la stima di tutto l’ambiente antiquario e artistico italiano, così come numerose sono le donazioni fatte insieme alla moglie al Museo di Palazzo Braschi, agli “Amici dei Musei di Roma”, al Museo Napoleonico e a Palazzo Pitti a Firenze. In seguito alla morte della moglie Lucilla, avvenuta il 28 aprile 2006, decide di cessare l’attività e chiude il negozio di antiquariato il 31 dicembre dello stesso anno. Angelo Di Castro muore a Roma il 3 giugno 2012.

Galleria Russo
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Orari di apertura
Lunedì 16.30 - 19.30
Martedì - Sabato 10.00 - 19.30