Dal 22 settembre 2012 al 27 gennaio 2013 si terrà a Firenze a Palazzo Strozzi la mostra Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo. Attraverso l’esposizione di 96 dipinti, 17 sculture, 20 oggetti di design, la mostra narra un periodo cruciale che segna, negli anni del regime fascista, una situazione artistica di estrema vivacità e propositività: sullo sfondo, il primo sviluppo anche nel nostro paese della comunicazione di massa, con i manifesti, la radio, il cinema e i primi rotocalchi, che dalle “belle arti” raccolgono una quantità di idee e immagini trasmettendole al grande pubblico. La rassegna racconta un’epoca che ha profondamente cambiato la storia italiana. Gli anni Trenta sono anche il periodo culminante di una modernizzazione che segna una svolta negli stili di vita, con l’affermazione di un’idea ancora attuale di uomo moderno, dinamico, al passo coi tempi.

A cura di Antonello Negri con Silvia Bignami, Paolo Rusconi, Giorgio Zanchetti e Susanna Ragionieri per la sezione Firenze, la mostra, partendo dalla prospettiva critica di chi scriveva negli anni Trenta, fa riferimento all’idea di un’arte italiana caratterizzata dalle specificità di alcune “scuole” (Milano, Firenze, Roma, Torino, Trieste), in dialogo tra loro ma anche in rapporto con centri internazionali come Parigi e Berlino. L’esposizione dà risalto particolare alle novità di linguaggio portate dalle giovani generazioni, privilegiando le opere che ebbero visibilità nelle esposizioni e influirono sul dibattito artistico; saranno altresì in mostra alcuni pezzi raramente visti, se non pressoché inediti. Anni Trenta, dunque, come laboratorio complicato e vitale, in cui, durante il fascismo, si combatté una battaglia artistica che vide schierati tutti gli stili e tutte le tendenze: dal classicismo al futurismo, dall’espressionismo all’astrattismo, dall’arte monumentale alla pittura da salotto.

Attraverso aspetti di contrasto e di apertura, verrà messa in evidenza la distinzione tra gli artisti affermati e i giovani, nuove forze innovatrici che già davano grande lustro all’arte italiana. Dal tema del viaggio a quello dell’“arte degenerata”, come fu definita l’avanguardia in Germania e in Italia dopo le leggi razziali del 1938, fino al fenomeno artistico del muralismo, gli anni Trenta sono rappresentati anche come il primo momento in cui le grandi masse arrivano alla ribalta della storia, con l’affermazione di mezzi di comunicazione rivoluzionari come la radio, il cinema, le riviste illustrate.

Nell’Italia che si modernizza, un’innovazione assoluta è costituita dalla riproduzione industriale degli oggetti. Dalle sedie tubolari alle lampade Luminator, i manufatti realizzati in quegli anni segnano la nascita del design in Italia, celebrato nelle Triennali di Milano del ’33 e del ’36. Nel percorso della mostra, divisa in sette sezioni, assieme ai capolavori di artisti come Sironi, Martini, Guttuso, Fontana, Cagli, si potranno vedere anche rare fotografie e spezzoni di film di quegli anni, con flash esemplificativi di uno stile – nella progettazione della casa e del suo arredamento – che si traduceva anche nella vita quotidiana, diventando modo di essere e di comportarsi.

Oltre che da importanti collezioni private, le opere provengono da musei, fondazioni ed enti italiani e stranieri tra cui il Kunstmuseum di Berna; il Musées des Années 30 di Boulogne-Billancourt; la Pinakothek der Moderne di Monaco di Baviera; gli Staatliche Museen di Berlino; la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma; il Museo del Novecento di Milano; il MART di Trento e Rovereto; il Museo Revoltella di Trieste; il Museo d’arte moderna di Cortina d’Ampezzo; le Gallerie d’arte moderna di Firenze, Genova, Palermo, Piacenza, Torino, Udine, Venezia Ca’ Pesaro.

La mostra
Le prime due sale sono dedicate ai centri artistici, con opere assai conosciute negli anni Trenta, esposte alle Biennali di Venezia o alle Quadriennali di Roma. L’arte del periodo è raccontata attraverso i centri che facevano scuola, caratterizzandosi ciascuno per una tendenza di stile o di gusto: il gruppo di Milano, con le figure dominanti di Sironi, Martini e Carrà e protagonisti del novecentismo in tutte le sue sfaccettature come Wildt, Tosi, Funi; Firenze con Soffici, Rosai, Lega e Viani; Roma, divisa tra classicismi e realismi (Donghi, Carena, Ceracchini); la Torino di Casorati, che guarda anche alla Francia (Chessa, Menzio, Paulucci, Mori). Di seguito, la sezione dedicata ai giovani mette in luce le nuove forze emergenti in quel decennio, anche caratterizzate da importanti aperture sovranazionali: l’irrequietezza della giovane generazione si esprime con forme antiaccademiche, con cromie accese e riferimenti ai primitivismi ed espressionismi europei.

L'avanguardia futurista e astrattista si apre a suggestioni dell'avanguardia internazionale: da Licini a Prampolini, da Radice a Crali. La circolazione delle opere e degli artisti salda le esperienze dei romani Scipione, Mafai, Pirandello, Cagli e Gentilini con quelle dei milanesi Birolli, Sassu, Fontana, Marini e Melotti, quelle del siciliano Guttuso e dei friulani fratelli Basaldella. Quanto al tema del viaggio, Parigi e Berlino rappresentano ancora, almeno fino al 1933, i due luoghi dell'attualità artistica, centri cosmopoliti in cui vivono e soggiornano diversi artisti italiani alla ricerca di un ambiente spregiudicato nei confronti del moderno. All'appello nazionale per una sorta di classicità italica gli artisti italiani all'estero rispondono con un linguaggio in cui le contaminazioni con il gusto "europeo" sono evidenti nella ricerca del colore come forma in Levi, negli ammiccamenti all'impressionismo e al surrealismo in de Pisis e Savinio, e nella sostanziale autonomia del percorso di de Chirico. Gli artisti inglesi e francesi che vengono in Italia invece, secondo una tradizione di provata fortuna commerciale, si rifanno a una sigla neoquattrocentesca o neoseicentesca, riprendendo il paesaggio italiano sul solco della consuetudine del Grand Tour.

La parte della rassegna dedicata all’arte pubblica vede l’idea emergente della comunicazione di massa entrare nel campo dell’arte. Ne è artista simbolo Mario Sironi, che sosteneva – anche – la funzione “politica” e ideologica del pittore, quale comunicatore, a un livello di qualità particolarmente alto, di messaggi rivolti al grande pubblico. Le opere di tale ambito – dipinti e sculture – sono ovviamente intrasportabili, in quanto collocate in architetture pubbliche come stazioni, uffici, postali, palazzi di giustizia: in mostra, saranno esemplificativamente rappresentate da bozzetti e disegni preparatori. Unica sorprendente eccezione, la scultura di Fontana Il fiocinatore, nella prima versione in gesso colorato, ideata per il mercato del pesce di Milano.

La sezione Contrasti – che vuole rendere conto delle aspre tensioni tra avanguardie e tradizione, altro elemento caratteristico di quegli anni – proporrà una sorta di parallelo tra Italia e Germania, dove l’arte moderna, dopo la presa di potere nazista, era bollata come “degenerata” e messa a confronto con quella che si riteneva la “pura” arte tedesca. La rappresenta qui un grande quadro considerato il capolavoro della pittura nazista, I quattro elementi di Adolf Ziegler, consigliere artistico di Hitler, mai esposto in Italia. Fu un quadro di enorme successo nella Germania d’allora: appeso nel salotto del Führer, con i suoi quattro audaci nudi femminili, che rappresentavano i quattro elementi, divenne popolarissimo attraverso riproduzioni di ogni tipo, persino sulle scatole di fiammiferi. Nel nostro paese, un tale modello tedesco si affermò dopo le leggi razziali del 1938, e in un articolo pubblicato sulla rivista “Tevere”, la pittura metafisica di de Chirico poteva essere accomunata, proprio nel nome della “degenerazione”, a quella espressionista di Birolli, dei pittori astrattisti (Ghiringhelli, Reggiani, Melotti) e di architetti razionalisti come Terragni. Tale situazione si riflette esemplarmente, a cavallo del 1940, tra le opere presentate al “reazionario” Premio Cremona e quelle del Premio Bergamo, anticipatrici della nuova arte italiana del dopoguerra.

La sezione dedicata al design si concentra sulla dialettica tra la moltiplicazione dell’arte, la riproduzione, e l'oggetto unico, ancora artigianale e spesso di lusso. Tale dialettica viene evocata facendo dialogare tipologie di oggetti d’arredo con la rappresentazione di interni e manufatti moderni nel cinema del tempo – grazie a un montaggio di film italiani dell’epoca, appositamente realizzato dalla Cineteca di Milano – e nelle fotografie vintage di ambienti, provenienti dall’Archivio storico della Triennale di Milano. Gli interni, ormai razionali, evocano soluzioni di standard abitativi con l'enfasi per gli oggetti prodotti in serie e soluzioni più astratte dove l'esercizio di spazio, luce, colore diventa un intransigente esercizio compositivo.

Nell’ultima sezione, incentrata su Firenze, il nucleo di apertura – Artisti, poeti, musicisti: un territorio comune – si riallaccia alla vocazione di Firenze città delle riviste culturali più importanti e propositive proponendo sguardi incrociati fra poesia, pittura, scultura, musica. Su un opposto versante, benché complementare, si inserisce il tema relativo a La forza della provincia e delle origini, in cui trovano spazio opere di Soffici, Rosai, Viani, Romanelli, Manzù. Fra queste due versioni e rappresentazioni della vita, il piccolo nucleo Mito e mediterraneo nella rappresentazione della figura umana affronta la particolare declinazione di un tema, in bilico fra eredità rinascimentali e presenze internazionali, da Hildebrand a Berenson a de Chirico. Il mito della modernità accosta gli svolgimenti di un futurista irregolare come Thayaht, e di suo fratello Ram, alle suggestioni di rinnovamento della città. Infine, l'istituzione del Maggio Musicale Fiorentino è presente attraverso il riferimento a uno spettacolo emblematico della condizione di fragilità dell'uomo moderno: Volo di notte di Luigi Dallapiccola, andato in scena nel 1940.

Al termine del percorso è possibile sfogliare su un touchscreen una serie di fotografie dell’epoca (appositamente selezionate presso l’Archivio del Touring Club Italiano), a documentazione dell’architettura coloniale nei territori d’Oltremare e una selezione di immagini di interni italiani degli anni Trenta, tratti dalle pagine della rivista “Domus” (Archivio Domus, Milano).

La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze con il Comune di Firenze, la Provincia di Firenze, la Camera di Commercio di Firenze e l’Associazione Partners Palazzo Strozzi e la Regione Toscana. Main sponsor: Banca CR Firenze.

La mostra si tiene in contemporanea all’esposizione in corso al Centro di Cultura Contemporanea Strozzina Francis Bacon e la condizione esistenziale nell’arte contemporanea (5 ottobre 2012-27 gennaio 2013), che trova il suo punto di partenza in un nucleo di dipinti del grande maestro Francis Bacon, la cui opera entra in dialogo con il lavoro di cinque artisti internazionali contemporanei (Nathalie Djurberg, Adrian Ghenie, Arcangelo Sassolino, Chiharu Shiota, Annegret Soltau) che condividono l’interesse di Bacon nella riflessione sulla condizione esistenziale dell’uomo e la rappresentazione della figura umana.

Palazzo Strozzi
P.zza Strozzi
Firenze 50123 Italia
Tel. +39 055 2645155
www.palazzostrozzi.org

Orari di apertura
Tutti i giorni 9.00 - 20.00 - Giovedì 9.00 - 23.00
Accesso in mostra consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura

Biglietti
Intero € 10,00
Ridotto € 8,50; € 8,00; €7,50
Scuole € 4,00