Ricorre quest’anno il centenario della nascita dell’architetto razionalista comasco Cesare Cattaneo (1912-1943). Scomparso a soli 31 anni, Cattaneo ha lasciato un’impronta non dimenticata, tanto con le poche, ma qualificatissime opere realizzate (Asilo Garbagnati ad Asnago; Fontana di Camerlata; Casa d’affitto a Cernobbio; Palazzo dell’Unione Lavoratori dell’Industria a Como), quanto con i numerosi progetti che si distinguono per la singolare sperimentazione plastica, e con alcuni acutissimi saggi critici che lo hanno portato a teorizzare l’innovativo concetto di “polidimensionalità”.

Curata da Pierre-Alain Croset, la mostra è concepita attorno alla scelta di circa 160 schizzi e disegni autografi, insieme con plastici originali e nuovi, che evidenziano come si forma il pensiero architettonico di Cesare Cattaneo, un pensiero caratterizzato da una forte tensione ideale. L’atto di disegnare rappresenta una vera e propria scrittura, nel senso della trascrizione grafica di un pensiero: molti schizzi evidenziano l’intensità e la velocità di un’attività progettuale che produce variazioni, ripensamenti, alternative talvolta radicali.

La Mostra è divisa in quattro sezioni:
La prima sezione illustra gli anni di formazione: da una parte l’intensa attività di autoformazione al disegno e alla pittura, iniziata all’età di 14 anni e caratterizzata da una fittissima produzione di schizzi dal vero, in particolare di paesaggi; dall’altra parte gli studi dal 1930 al 1935 alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, con i primi progetti, molti dei quali ancora inediti, che evidenziano la sua veloce maturazione come architetto. Ancora studente, Cattaneo testimonia la sua meditata adesione al linguaggio astrattista dei migliori architetti “razionalisti” della generazione precedente (Terragni, Lingeri, Figini e Pollini, Sartoris), e s’impegna direttamente con progetti e scritti polemici nelle battaglie per l’architettura moderna condotte dalle riviste “Quadrante” e “Casabella”.

La seconda sezione è dedicata alle relazioni tra Cattaneo e gli artisti astrattisti di Como, in particolare Mario Radice con il quale progetta e realizza un’originalissima Fontana: opera di pura astrazione diventata famosa internazionalmente come “fontana al Parco” realizzata alla VI Triennale di Milano nel 1936, solo nel 1962 fu realizzata nel luogo originariamente previsto, in Piazza Camerlata a Como, dove tutt'ora forma uno straordinario segno plastico nel paesaggio urbano. Dopo il successo della Triennale, il sodalizio tra Cattaneo e Radice prosegue con il progetto per un’altra fontana, che evidenzia la capacità di Cattaneo di configurare spazi aperti di radicale astrattezza e modernità, anticipando le ricerche spaziali degli artisti della “minimal art” e della “land art” degli anni 1960.

La terza sezione presenta alcuni progetti per la “città razionalista”, iniziando dal Piano Regolatore di Como (1933-34) al quale partecipa come unico studente in un gruppo di affermati architetti e ingegneri (Giuseppe Terragni, PietroBottoni, Luigi Dodi, Gabriele Giussani, Pietro Lingeri, Mario Pucci, Renato Uslenghi). Successivamente, dedica una particolare attenzione ai modi in cui l’architettura moderna possa riconfigurare il disegno urbano del centro storico, prima con progetti teorici, poi con l’occasione concreta della sede dell’Unione Lavoratori dell’Industria (1938-42, realizzato in associazione con Lingeri, Magnaghi, Terzaghi) e Uslenghi. La sede dell’ULI, costruita nel lotto retrostante la Casa del Fascio di Giuseppe Terragni, costituisce una vera e propria “Isola del Razionalismo” insieme con un terzo progetto di Cattaneo finora inedito e presentato per la prima volta in questa mostra, per l’immobile d’abitazioni “CX” (1938) caratterizzato da un impianto tipologico di grande originalità.

La quarta e ultima sezione analizza in modo approfondito l’opera realizzata più nota di Cattaneo, la Casa d’affitto a Cernobbio (1938-39), con circa 70 disegni autografi, modelli originali o nuovi, fotografi e d’epoca e di documentazione dello stato attuale. Questa ricca documentazione consente di approfondire la conoscenza di questa casa straordinaria sia per la qualità della sua espressione plastica che per il modo particolarmente raffinato di inserirsi nel contesto storico, rivelando aspetti poco noti e singolari della complessa e travagliata storia della sua ideazione e del suo cantiere. In particolare è illustrata in dettaglio la prima fase del progetto, ancora poco nota e studiata, ma anche il funzionamento degli spettacolari meccanismi che azionano le finestre e gli scuri scorrevoli, secondo un’idea dinamica dello spazio abitativo ben rappresentata in un filmato di Alberto Momo prodotto specificamente per questa mostra.

Cesare Cattaneo (1912-1943)
Figura di spicco della seconda generazione del razionalismo comasco, amico e collaboratore di Giuseppe Terragni e di Pietro Lingeri, Cesare Cattaneo si distingue per la singolare sperimentazione plastica e l’approfondita ricerca teorica che applica con grande coerenza costruttiva e funzionale. Laureatosi in architettura presso il Politecnico di Milano nel 1935, con esperienze già svolte nel settore, Cattaneo intraprende la libera professione e mantiene un continuo contatto con i principali esponenti del movimento razionalista lombardo, nonché con il gruppo degli astrattisti comaschi, in particolare i pittori Manlio Rho e Mario Radice. La sua intensa attività professionale, svoltasi nell’arco di soli otto anni e in un difficile periodo politico-economico, porta alla realizzazione di sorprendenti “episodi espressivi” quali l’asilo Giuseppe Garbagnati ad Asnago (1935-1937) con Luigi Origoni, la fontana di Camerlata (1935-1936) con Mario Radice, la casa a Cernobbio (1938-1939) definita il “capolavoro dell’astrattismo polidimensionale”, e quella sede dell’Unione Lavoratori dell’Industria a Como (con Pietro Lingeri e Luigi Origoni, 1938-1942), che Kenneth Frampton ha definito “la più brillante soluzione dei temi compositivi e tipologici affrontati dai razionalisti di Como, tanto che si può addirittura sostenere che essa rappresenti una delle maggiori fonti di ispirazione della cosiddetta architettura autonoma” prodotta dalla “tendenza italiana”. Numerosi gli elaborati e i progetti in corso di stesura quando la morte lo coglie prematuramente all’età di trentuno anni, il 24 agosto 1943. La sua poetica, limpidamente espressa nel testo Giovanni e Giuseppe. Dialoghi di architettura (Milano 1941), assume un particolare valore teorico con l’innovativo concetto di “polidimensionalità” che lo contraddistingue nel panorama dell’architettura
razionalista dell’epoca.

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