Crocefissioni e altri paesaggi primaverili è la mostra personale dell’artista Alfredo Pirri (Cosenza 1955) che inaugura la nuova sede della galleria Giacomo Guidi, situata nel cortile del palazzo Sforza Cesarini, realizzato nella seconda metà del Quattrocento dall’architetto Baccio Pontelli. Uno spazio unico scandito da volte a crociera sorrette da capitelli in travertino, che ricorda la navata di una chiesa, che ospita un’interessante installazione di Pirri, concepita per dialogare con la solennità dell’ambiente.

Curata da Ludovico Pratesi, la mostra è incentrata su una riflessione legata al rapporto tra lo spazio pubblico della galleria e la dimensione privata dello studio dell’artista, dove si materializza il dialogo intimo e segreto tra architettura e colore, materia e luce, che caratterizza la ricerca di Pirri.

Attraverso un procedimento di distorsione, l’artista ha letteralmente ricostruito il suo studio in via del Mandrione adattandolo all’architettura della galleria. “La mostra proporrà lo stesso sentimento “inaugurale” insito nell’apertura di uno spazio, non inteso solo come luogo espositivo ma, in generale, come apertura e dilatazione possibile dello spazio espressivo” – spiega l’artista. “Le opere che esporrò avranno molto a che vedere con questo cerimoniale d’apertura, saranno forme e materiali che si dispongono ad aprirsi come fa il fiore dopo lunga preparazione invernale Si tratta del risultato di un lungo inverno di lavoro solitario, senza il contributo di alcun aiuto, in uno studio dove nessun altro, oltre a me stesso, ha messo piede o mano, occhio o mente. Un inverno durante il quale tutto quanto ho fatto fuori dallo studio è stato il risultato di grandi impegni collaborativi con differenti persone.”

Opere leggere e gioiose, in grado di suggerire relazioni tra concetti poetici, letterari e simbolici, all’interno di un territorio armonioso e consapevole, indice di un’attitudine costruttiva che conduce la matrice minimalista verso orizzonti sensibili ed evocativi.

“E’ una mostra concepita come una parentesi di riflessione, quasi una forma di dichiarazione poetica legata all’idea di mettere in relazione due momenti diversi di vita dell’opera, l’ideazione e l’esposizione, per presentare uno spazio che sogna se stesso, secondo il desiderio dell’artista” spiega Ludovico Pratesi.

Per sottolineare ulteriormente questa attitudine legata a concetti come accoglienza, armonia e condivisione, lo studio di Pirri si aprirà nel corso della mostra per ospitare opere ed interventi di altri artisti, che andranno ad interagire con l’installazione. I primi “ospiti” sono alcuni disegni di Primo Conti, di proprietà dell’artista.

Alfredo Pirri (Cosenza, 1957) è considerato uno degli artisti italiani più interessanti delle ultime generazioni. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1988 e nel 1993, alla Biennale dell’Avana (Cuba) nel 2001, alla Quadriennale nel 1996. Ha esposto in diversi musei in Italia e all’estero, come il palazzo delle Papesse a Siena, il palazzo Fabroni a Pistoia, il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro. La sua installazione Passi, presentata presso il Foro di Cesare a Roma, fa parte del nuovo allestimento della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

"La mia mostra propone lo stesso sentimento inaugurale inscritto nell’apertura di uno spazio, non solo come luogo espositivo, ma come spazialità espressiva aperta e  accogliente, muta e respingente, sbiancata e colorata. Le opere che espongo sono forme e materiali che si aprono come fa il fiore dopo la preparazione invernale, sono il risultato di un inverno senza aiuto, in uno studio dove nessun altro ha messo piede o mano, occhio o mente.

La mostra ha la forma di un individualismo un po’ solitario, che però non ci parla con voce intimista … racconta il piccolo che sfugge dal grande. Tutto si apre, per primo lo studio, le sue pareti si muovono per stare dentro una misura esterna: quella della galleria. Come fa l’albero che cerca spazio nel bosco e il bosco che si adagia nella pianura e la pianura che spinge i monti verso l’alto. Anche la testa si dischiude, come una scatola aperta, come un fiore che sboccia veloce, come lo sguardo che rimbalzando colpisce lo spazio storcendolo e formando angoli dove si annida una forma che vi abita come un uccello. I lati scoperchiati della scatola si proiettano a nord, a sud a est e ovest a formare una croce e trascinandosi dietro un po’ di quel colore che ne tinge il cuore vuoto.

La galleria accoglie lo studio, lo studio le opere, le opere lo sguardo appassionato del popolo, il popolo gli artisti, gli artisti lo sguardo furente del popolo, lo sguardo attraversa la trasparenza delle opere che si vanno formando nello studio, lo studio si inchina (piegandosi) a rendere omaggio allo spazio pubblico della galleria. Dentro questo canto armonico, che ci abbraccia lasciandoci soli, siamo noi, ora, a guardarci negli occhi." 
Alfredo Pirri, Roma, Aprile 2012

Galleria Giacomo Guidi
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