Fossero segni colorati sulle pareti di una caverna o terra e acqua messe insieme alla meglio, sin da subito le civiltà che furono, per quanto primitive, sentirono il bisogno di rappresentare e rappresentarsi. Gioco e linguaggio al tempo stesso, da quella terra e da quelle caverne tutto è nato – o, almeno, lì nacquero scultura e pittura.

Prime testimonianze figurative e fondamenta su cui si basa da sempre l’arte, scultura e pittura ancora oggi confermano la loro complementarietà al mercato digitale, non comprimarie ma protagoniste solide accanto a media liquidi e “alla moda”.

Apre il 30 marzo negli spazi di Garage Bonci a Pietrasanta face to face-Dialoghi tra Scultura e Pittura, mostra collettiva che, partendo proprio dai linguaggi basilari dell’arte, li interpreta e reinterpreta dimostrandone la centralità e le potenzialità espressive inalterate dopo secoli di esistenza. Anzi, forti di una varietà materica impensabile solo pochi anni fa, pittura e scultura si confermano, una volta di più, efficaci nel messaggio quanto moderne nell’approccio.

Otto nomi - Gianfranco Bianchi, Natalia Carrus, Luca Cecioni, Miho Iwahashi, L017, Bruno Larini, Pamela Napoletano, Katiuscia Rubin -, per altrettanti discorsi solidi e tangibili che, dall’essenzialità di strumenti familiari (pennelli, scalpelli, fiamme ossidriche..), creano forme e oggetti reali plasmando una contemporaneità insolita (vinile, cibachrome, resine, plastiche mentre i colori e gli smalti si fanno rilievo).

Otto artisti - liberi, come sempre al Garage Bonci, da direttive curatoriali -, impegnati in un faccia a faccia figurativo e astratto di statue e tele in cui scultura e pittura sono sì alfabeto unico, ma dalle possibilità linguistiche illimitate.

Gianfranco Bianchi (1962, vive e lavora a Pistoia, IT), pittore folgorato sulla via di Pollock, dal maestro dell’action painting impara il dripping per poi tradurlo in una lingua viva, un liquidismo in cui i colori, liberi sulla tela, si fondono a rilievo con scaglie metalliche. Il discorso si fa quindi materico, solo apparentemente caotico, comunque perfetto per descrivere una casualità che è prima di tutto esistenziale.

Natalia Carrus (1963, Buenos Aires, vive e lavora a Milano, IT), profilo internazionale (Casablanca, a Strasburgo con Cacheux, Parigi), approccio intimo per una poetica che rispecchia il personale nella cronaca e viceversa facendosi denuncia sociale e metafora privata. Scolpisce pietra, legno, ferro, resina e vetro senza scegliere un materiale d’elezione, lasciando che sia il soggetto, di volta in volta, a decidere per lei.

Luca Cecioni (1966, vive e lavora a Viareggio, IT), descrive un panorama quotidiano che a un primo sguardo sa di immobile. Le trame, spesso familiari, ispirate da un vissuto al limite del banale si svolgono in maniera inquieta e irrequieta, aprendosi a colpi di scena scanditi da una stesura pittorica ora nervosa e surreale ora scomposta, quasi astratta.

Miho Iwahashi (1972, vive e lavora ad Aichi, J), nei suoi dipinti sfuma la realtà in toni pastello che solo raramente si riscaldano con colori - i gialli, i rossi –, più decisi. Alla pittura affianca installazioni video nelle quali, però, lo sguardo resta malinconico, fatto di ricordi e memorie dai contorni appena accennati.

L017 (2010, Siracusa, IT) è il collettivo fondato da Angelo Bramanti e Giuseppe Siracusa. Difficile da incasellare – non solo arte, non solo design -, L017 usa di tutto – plastica, ferro, legno, plexiglass, videocassette -, per creare di tutto – scultura, installazione. Così il vinile liquefatto, sciolto e plasmabile come creta, diventa ora teschio ora aureola, memento mori e santità in un procedimento creativo che non può prescindere dalla libera reinterpretazione della materia.

Non svii la formazione accademica di Bruno Larini (1974, vive e lavora a Viareggio, IT): nel suo lavoro le lezioni di scultura impartitegli a Carrara si scontrano con media più contemporanei – il video e la fotografia -, per poi leggere in maniera nichilista una natura (umana e ferina) in costante distruzione. Il risultato, allora, non può che essere disturbante, provocatorio, sicuramente atipico. Oggi al Garage Bonci, lo troviamo anche nelle collezioni della Tate Modern, al Macro, al Pecci e al Mart.

Di Pamela Napoletano (vive e lavora a Perledo, IT) colpiscono le capacità espressive, ora evanescenti e morbide (la serie “Dissolvenze”, 2010-2011), ora spigolose, dissacranti e dal gusto pop (“Lady Happyness, per il Premio Celeste 2012). Dal pastello al collage, la sua pittura è il risultato di una multimedialità contemporanea ma comunque legata alla tradizione.

Katiuscia Rubin (1975, vive e lavora a Venezia, IT), fa della stretta attualità installazioni tanto artificiali nei materiali (resina, poliuterano espanso), quanto immediate nel linguaggio. In “Reverse” è il bambino che molesta l’orco; in “Era una mamma” sono le macerie a scolpire la distruzione del sisma; in “Anima e corpo”, ora a Pietrasanta, è l’essere umano al tempo stesso cibo e rigetto dei disturbi alimentari che lui ha creato.

Garage Bonci
Piazza della Repubblica, 3
Pietrasanta (LU) 55045 Italia
Tel. +39 331 7671163

Orari di apertura
Venerdì e Sabato dalle 16 alle 20
Domenica dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 20
Ingresso libero