Tra una nota musicale e l’altra c’è sempre una pausa – un vuoto – che, come una spaccatura, crea separazione, divide un suono e l’altro. Talvolta, però, una nota si può prolungare, fino ad agganciarne un’altra – o con la voce o con gli strumenti – dando l’idea di qualcosa che rimane in sospeso, in bilico tra un confine e l’altro, tra due dimensioni diverse.

La metafora della “nota tenuta” – questo il termine tecnico utilizzato dagli “addetti ai lavori” – esprime l’essenza profonda delle opere di Francesco Donadei, artista romano che utilizza un linguaggio trascendentale, simbolico, lontano dalla realtà, per raccontare il suo universo interiore, animato soprattutto dai suoi cari.

La mostra “Spaccato e sospeso. Armonie su una nota tenuta”, a cura di Stefania Valente, dal 24 giungo al 6 luglio, presso la Galleria d’arte Iper Uranium, presenta una trentina di lavori inediti di questo pittore d’ispirazione metafisica: dipinti e stampe, realizzati, tra il 2012 e il 2013, che ruotano attorno all’immagine idealizzata della famiglia. «Attraverso la mie opere esprimo la serenità e l’armonia che respiravo a casa mia».

Una ricerca che trascende il reale, traducendo visivamente emozioni legate al passato, ai ricordi di una vita, un mondo “sospeso”, rimasto fermo nel tempo. La distinzione tra passato e presente viene rappresenta da Donadei con una linea verticale che divide in due parti ogni tela, cesura che interrompe a volte il contatto fisico dei soggetti immortalati, formanti insieme piccoli nuclei familiari, i più caratteristici della tradizione iconografica passata. In particolare si ripete la coppia madre-figlio: tema universale, tipico delle immagini sacre rinascimentali, epoca, a cui, in qualche modo, si ricollegano queste opere, ma che l’artista rivisita in chiave metafisica.

Fonte ideale d’ispirazione di questi lavori, a parte De Chirico a cui l’artista guarda consapevolmente, è soprattutto l’arte classica, tuttavia, il suo sguardo è rivolto anche alle tendenze artistiche più recenti (rivela interesse soprattutto verso l’arte “pop”, contaminazione che si percepisce specialmente nella produzione grafica).

L’artista, nato e cresciuto in un clima eccentrico e vivace, sin da piccolo si appassiona all’arte e anche alla musica. Lo svelano i suoi lavori in cui ricorre un strumento musicale. «Il violino racchiude in sé il mio passato inteso come ricordo e come sogno, ma anche come strumento affascinante dalle linee sinuose, armoniche e morbide, come quelle di una donna». La forma del violino, presente in ogni opera, richiama alla memoria l’immagine simbolica di un soggetto archetipo, la “grande madre”, mito che, nelle culture arcaiche, veniva rappresentato da una figura femminile dal corpo sinuoso.

In galleria testi a margine delle opere di Simone Papalini.

Francesco Donadei è nato a Roma nel 1975, dove vive e lavora. Il suo esordio nella pittura è condizionato dall’ambiente familiare in cui cresce. Sono fondamentali per il suo sviluppo creativo due figure: il padre, professore di Discipline pittoriche del primo liceo artistico di Roma, e il nonno materno, restauratore di opere prestigiose. Dopo la maturità, conseguita al collegio Nazareno di Roma, nel 1995 si iscrive a Giurisprudenza ma, a un passo dalla laurea, cambia strada: studia poi computer grafica all’Istituto europeo di design e intraprende la carriera creativa nel mondo della pubblicità. Per alcuni anni lavora nel campo dell’editoria, e nel settore della comunicazione per varie agenzie pubblicitarie di Roma e Milano, prima come Art Director e poi come Direttore creativo. Di recente, la sua vita è arrivata a un secondo punto di svolta: ha deciso di prendersi una pausa dalla sua attività professionale per dedicarsi solo all’arte.

Galleria Iper Uranim
Via dei Banchi Nuovi, 58
Roma 00186 Italia
Tel. +39 366 4920837

Orari di apertura
Tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00