“L’insieme è più della somma delle parti”. Nella teoria della Gestalt la percezione è una totalità strutturata fatta d’idee, memorie e suggestioni e i lavori di Freya Douglas-Morris sembrano ricalcare questo pensiero complesso.

Sono articolate trame di segni e sedimentazioni cromatiche che si compongono, frammentate, su fondi volutamente rarefatti. La pittura, sicura, compone forme riconoscibili o grafismi suggeriti solo da contorni tonali e modulazione di luci. Come il campo visivo, l’immagine doppia si fonde in un unicum e l’architettura dell’immagine è un insieme di slittamenti, traslazioni e tracce mnemoniche.

Una resa fragile, poggiata su fondi laconici ed eterogenei in cui vuoti e suggestioni atmosferiche e naturali si congiungono in un insieme di tensioni latenti.

Lo spazio interno descritto è sempre circoscritto, finito e misurabile, quello esterno, infinito, pura estensione incommensurabile; l’immaginario, assorbito da esperienze, viaggi, libri, ritagli di giornali e fonti mai didascaliche, si posa sulla tela e sul suo spazio escluso, con la stessa inconsistenza del sogno.

La Pittura di Douglas-Morris è un fluido narrativo che racconta storie di uomini e luoghi resi astratti da divertissement geometrici. Riferimenti al reale si fondono al fantastico, descrivendo racconti sospesi fatti di simbolismi primordiali e rimandi mnemonici.

Tutte le immagini Freya Douglas-Morris, Studiolo 11, 2014, Spazio Cabinet Milan - Courtesy Spazio Cabinet Milan - Photo Filippo Armellin

Mostra curata da Maria Chiara Valacchi

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