Attraverso gli attuali lavori fotografici "Aporie", Giovanni Castell intraprende una nuova strada: egli crea delle realtà proprie. La fotografia diventa così soltanto un mezzo supplementare e come logica conseguenza si pone in secondo piano. La rinuncia a qualsiasi forma di autenticità è pertanto cosciente e voluta.

Sin dalle origini della fotografia, nella prima metà del 19.secolo, le immagini venivano contraffatte, ma la fotografia digitale dei nostri tempi ha potenziato ulteriormente la possibilità della manipolazione. Questa mescolanza di spazialità virtuali ricreate in computer, di fotografia classica e di schizzi presi da internet, diventa per Giovanni Castell una nuova forma di pittura.

Nel passato gli artisti viaggiavano attraverso i paesi per trarne ispirazioni e realizzare i propri schizzi. Oggi si può benissimo viaggiare / navigare in internet per raccogliere impressioni e schizzi: "Nei miei quadri finestra ho sviluppato io le spazialità e i mondi esterni, i quali corrispondono esattamente a ciò che voglio far vedere" dice Giovanni Castell. La questione non è più se la realtà delle immagini è controllabile, ma l'ulteriore sviluppo del medium. Le grandi spazialità fanno riferimento a un nuovo Biedermeier; come delle fasi di quiete prima dei grandi sconvolgimenti. Il motivo ricorrente in tutte le immagini è la finestra, la soglia tra interno ed esterno, dalla quale gli artisti sono affascinati da secoli. Famose sono le figure di schiena di Caspar David Friedrich che guardano nostalgiche in lontananza. La forma ridotta della finestra e la sua somiglianza formale ad una griglia o alla cornice stessa attorno all'immagine, interessa anche pittori contemporanei come Gerhard Richter o Günther Förg.

Augadoro venivano chiamate le finestre nel Medioevo, e questo sono per Giovanni Castell, poiché la tensione che si viene a creare agli occhi degli osservatori nello scambio tra interno ed esterno, lo ispira e da forza alle sue immagini. "Mi affascina il buio, la non luce nelle mie immagini".

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