Nella tradizione dei grandi esploratori italiani, Giovanni Chiaramonte è sbarcato sulle spiagge del Nuovo Mondo e ha puntato lo sguardo verso Occidente. Dai suoi viaggi riporta racconti di una terra un tempo ricca e spaziosa, ora sfruttata e devastata, un luogo di desolazione fisica e spirituale. (...) Ovunque volga lo sguardo è presente la matrice della civiltà; edifici crollano, carreggiate scivolano nel mare, individui vagano senza meta e il suolo su cui camminiamo è sopraffatto dalla natura. A ingombrare il paesaggio appaiono spenti memoriali di guerra e distruzione - aerei da caccia e granate di cannone - utilizzati come giochi per bambini o decorazioni di parchi. (...) Guardare verso occidente simboleggiava un tempo scoperta e speranza. Nuove conoscenze sulle meraviglie del mondo attendevano quanti erano così coraggiosi da intraprendere il viaggio.

Chiaramonte, curioso quanto i suoi predecessori, sembra dirci: “Questa terra straordinaria e avvincente eccita il mio occhio e la mia mente, però qui è rimasto poco che riesca ad accendere ancora la speranza”. Potrebbe aver ragione e per questo mi fa piangere. Viene da una cultura bimillenaria dove i valori della famiglia e della comunità, del dialogo e degli affetti nella vita quotidiana sono ritenuti importanti. Attraverso i suoi occhi, l’America si rivela come un grande crocevia umano dove avanza l’esperimento di una cultura multinazionale e dove questi valori sono stati quasi del tutto recisi dalla dura realtà della vita moderna. Quale testimone di questa lotta egli sembra lanciarci l’ammonimento a non sottovalutare le conseguenze del desiderio sviato, del materialismo e dell’individualismo.

Testo di Joel Meyerowitz

Giovanni Chiaramonte nasce nel 1948 a Varese. La sua opera ha come tema principale il rapporto tra luogo e destino nella civiltà occidentale ed è stata esposta al Gropius Bau di Berlino, al Deutsches Architekturmuseum di Francoforte, al Museo di Arte Moderna di Caracas, alla Biennale di Venia, alla Triennale di Milano, al CCA di Montréal, alla galleria del Hunter College di New York, all’Expo di Shangai.

Tra le sue opere: Giardini e paesaggi, 1983, Terra del ritorno, 1989, Penisola delle figure, 1993, Westwards, 1996, Milano. Cerchi della città di mezzo, 2000, In corso d’opera, 2000, Pellegrinaggi occidentali, 2000, Frammenti dalla Rocca, 2002, Abitare il mondo. EuropE, 2004, Berlin. Figure, 2004, Attraverso la pianura, 2005, Senza foce, 2005, Come un enigma_Venezia, 2006, Nascosto in prospettiva, 2007, In Berlin, 2009, L’altro_Nei volti nei luoghi, 2010-2011, E.I.A.E., 2012, Via Fausta, 2012. Interno perduto_L’immanenza del terremoto, 2012, Inscape_Piccola creazione, 2012.

Chiaramonte ha fondato e diretto collane di Fotografia per Jaca Book, Federico Motta Editore, S.E.I., Edizioni della Meridiana, Ultreya/Itaca. Tra i suoi contributi critici: Luogo e identità nella Fotografia Europea Contemporanea e Nuova Fotografia Inglese 1983, Paolo Monti 1985, Ikko Narahara 1993, Luigi Ghirri 1997, Andrej Tarkovskij e Joel Meyerowitz 2002, Mario Carrieri 2004, Robert Adams 2008.

Insegna Storia e Teoria della Fotografia allo IULM di Milano e tiene il Laboratorio di Fotografia al Dipartimento di Cesena dell’Università di Bologna.

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