Cecil Beaton lo definì «il maestro». Negli anni Venti e Trenta era il fotografo più famoso in Gran Bretagna, considerato arbitro assoluto del buon gusto e giudice supremo della bellezza. Scrittori, uomini politici, attrici e ballerine, nobildonne, signore del bel mondo e tutte le persone in vista chiedevano di essere ritratte da lui. Emil Otto Hoppé, nato in Germania ma inglese di adozione, è stato poi trascurato negli ultimi anni, conosciuto solo agli addetti ai lavori. Ora una grande retrospettiva apre alla National Portrait Gallery di Londra per far riscoprire l'opera e il talento di questo grande fotografo.

I ritratti che lo hanno reso famoso
L'ultima mostra sempre alla NPG era stata nel 1978, pochi anni dopo la morte di Hoppé. La retrospettiva che apre oggi peró punta a rivelare tutti gli aspetti dell'opera del fotografo e quindi espone sia le foto ufficiali fatte nel suo studio, sia le foto di strada, ritrovate dopo anni di ricerche negli archivi, che sono in mostra per la prima volta. A rendere famoso Hoppé sono stati i ritratti: «Mi piace guardare dietro la facciata, sbirciare dietro la maschera», disse il fotografo.

Mussolini, l'imperatore
«Eliminava gli sfondi e puntava sui primi piani per evitare distrazioni e permettere alla personalità del soggetto di emergere, - spiega Philip Prodger, direttore della mostra - e passava ore e a volte giornate a chiacchierare con il soggetto per conoscerlo a fondo e farlo rilassare davanti all'obiettivo». In mostra ci sono oltre cinquanta di questi intensi ritratti, da Benito Mussolini a Ezra Pound, dal Duca di York (futuro Re Giorgio VI) a Fritz Lang, da Filippo Tomaso Marinetti a Thomas Hardy, da Albert Einstein al ballerino Nijinsky. «Chiaramente si sente un imperatore tra gli uomini e per questo mostra una maestosa sicurezza di sé», disse Hoppé dopo il suo incontro con Mussolini nel 1924.

Il libro delle belle donne
Nel 1922 Hoppé pubblicó un libro che andó a ruba, sancí la sua fama, ma creó anche polemiche. Il «Book of fair women», il libro delle belle donne, è una collezione di 32 ritratti femminili. A renderlo innovativo fu la scelta del fotografo di inserire sia donne famose che sconosciute, sia nobili che popolane, sia ricche che povere, ma soprattutto sia bianche che di colore, di origine caucasica ma anche africana, asiatica e americana. Donne di 24 Paesi diversi, con il chiaro messaggio che la bellezza non è prerogativa di una razza o di un continente.

La vita fuori dei salotti
Hoppé peró era interessato anche alla vita vera, fuori dai grandi salotti, e in particolare all'esistenza quotidiana, spesso difficile, dei lavoratori e dei cittadini poveri della capitale. Per questo iniziò a girare per le strade di Londra con una Kodak Brownie nascosta in un sacchetto di carta con un foro per la lente e a scattare foto, spesso di nascosto. In netto contrasto con i ritratti in posa fatti nel suo studio, queste foto sono istantanee di un mondo diverso ma altrettanto affascinante, dai senzatetto addormentati per strada alle donne che corrono verso la metropolitana, dall'artista di tatuaggi all'opera alle ragazze del riformatorio femminile.

Gli immigrati
In linea con il suo interesse per l'evoluzione della società Hoppé si sofferma in particolare sugli immigrati, persone di etnia, colore e religione diversa da poco arrivati in Gran Bretagna che lavorano e cercano di trovare un ruolo e un'esistenza dignitosa. Un fotografo di un altro secolo, ma sorprendentemente moderno.

Hoppé Portraits: Society, Studio and Street
National Portrait Gallery, Londra
17 febbraio – 30 maggio 2011-02-17

(Il Sole 24 Ore, 17-02-2011)