Maggio 1961. Bob Dylan ha appena vent’anni e si trova a New York da quattro mesi. Dopo aver girovagato per mezza America dal natio Minnesota assumendo un numero imprecisato di identità (“Puoi andare ovunque quando sei qualcun altro”), comincia a farsi un nome nei locali folk del Greenwich Village come il Gerde’s Folk City. Come direbbero i suoi amici di Minneapolis, è fermo allo stesso mistico incrocio dove si dice che trent’anni prima Robert Johnson abbia venduto l’anima al diavolo per diventare un genio della musica. Come spiegare altrimenti la sua clamorosa metamorfosi quando nella stessa primavera tornerà in città per una breve visita, in grado di cantare e suonare come mai prima di allora?

In quel maggio 1961, a Branford, Connecticut, dove Dylan deve esibirsi al Montowese Hotel, c’è anche un fotografo ad aspettarlo. È Joe Alper. Appassionato di jazz e folk, ha già firmato una serie di importanti copertine di dischi per artisti del calibro di John Coltrane, Charlie Mingus e Pete Seeger, ma non manca di documentare e sostenere con fervore anche i giovani emergenti che si esibiscono nei localetti della zona, come lo storico Caffe Lena di Saratoga Springs.

Alper e la moglie Jackie sono nel giro “giusto”. Lei lavora come segretaria del leggendario ricercatore musicale Alan Lomax e, come Joe, è amicissima di Pete Seeger. Naturalmente Alper fotografa più volte Dylan, ad esempio all’Indian Neck Festival o più a nord, nel gennaio 1962, al Caffe Lena o al San Remo di Schenectady. Con l’occasione Dylan si fermerà più volte dagli Alper nella loro casa di Brandywine Avenue.

Si tratta di immagini storiche, non solo perché fissano passaggi fondamentali degli inizi di Dylan fino alla rivoluzione elettrica di Newport 1965, ma soprattutto perché ce lo mostrano senza formalismi né maschere, colto in un’insolita quiete domestica, insieme alla fidanzata Suze Rotolo (immortalata con lui da Don Hunstein proprio sulla copertina di The Freewheelin’ Bob Dylan) e mentre gioca alle costruzioni con i figli di Alper, o intento a suonare per gli amici Pete Seeger e Rev. Gary Davis al matrimonio di Gil Turner. È davvero un “Dylan prima di Dylan” quello che Alper cattura, in particolare nell’aprile 1962 quando lo accompagna in macchina alla prima seduta di registrazione col leggendario produttore John Hammond per quello che diventerà Freewheelin’.

La mostra di quaranta immagini che variano dal formato 30x40cm all’80x110cm, è ulteriormente impreziosita da una selezione di immagini, altrettanto storiche, di grandi artisti come Aretha Franklin, Muddy Waters, John Coltrane,

Thelonius Monk, Miles Davis, Dizzy Gillespie, Duke Ellington, Ella Fitzgerald, Charlie Mingus, Joe Zawinul, Louis Armstrong, Ray Charles, Nina Simone, Howlin’ Wolf e Joan Baez.

Le immagini scattate da Joe Alper ai più grandi artisti di folk, jazz e blues sono state pubblicate su numerose copertine di dischi, riviste e libri. I musicisti apprezzavano la sua capacità di non bloccare la visuale del pubblico con la sua imponente statura (1.90!), oppure di saper scattare a tempo con la musica, o anche di evitare di fotografare nelle pause più delicate di una performance le Minolta 35mm che Joe amava e usava erano piuttosto rumorose all’epoca). Le immagini in bianco e nero realizzate esclusivamente in luce ambiente, l’intimità di molte fotografie dovuta alla venerazione di Alper nei confronti degli artisti e della loro arte, catturata in momenti di intensa emozione e sudore, la sua tecnica in camera oscura e l’uso di formati di stampa anticonvenzionali: tutto conferma la grandezza di Alper come artista fotografo. Se possedete dei dischi di folk, jazz o blues degli anni Sessanta, è probabile che abbiate già una testimonianza del suo lavoro.

La sua carriera si è conclusa prematuramente con la sua scomparsa a soli 43 anni, dopo aver appena fondato un dipartimento di fotografia alla SUNY, l’università di Albany. Ha anche insegnato fotografia alla Nova Gallery di Saratoga Springs, alla YWCA di Schenectady, all’Union College, ed è stato art lecturer e consulente alla State University di Albany. Nel 1962 ha anche vinto l’International Jazz Photo Competition in Polonia. Sue foto sono apparse su riviste come “Down Beat”, “Cavalier”, “Cash Box”, “Jazz Magazine”, “US Camera”, “New York Times”, “National Observer”. Ha realizzato un’infinità di copertine di dischi per etichette prestigiose come Impulse!, Vanguard, Mercury, Riverside, RCA-Victor e ABC-Paramount.

In soli dieci anni, dal 1958 al 1968, è riuscito a scattare 80.000 immagini, di cui circa 30.000 dedicate ai maggiori musicisti folk e jazz dell’epoca, tra cui Bob Dylan, Joan Baez, Pete Seeger, John Coltrane, Louis Armstrong, Miles Davis, Charlie Mingus, Sonny Rollins e Duke Ellington.

Una parte altrettanto importante del suo lavoro è stata dedicata al movimento per i diritti civili, che documentò essendone membro attivo e collaborando strettamente con gli SNCC Freedom Singers. Molte di quelle immagini compaiono nel libro e nel film Eyes on the Prize.

Wall of Sounds Gallery
​Via Italo Gastaldi, 4
Alba (CN) 12051 Italia
Tel. +39 017 3362324
info@wallofsoundgallery.com
www.wallofsoundgallery.com

Orari di apertura
Martedì - Sabato 10.30 - 19.30
Domenica 15.30 - 19.30