Si potrebbe partire da Andy Warhol e dalla sua frase (I never read. I just look at pictures) che dà il titolo alla mostra. Prendere questa citazione come spunto per parlare del ruolo delle immagini nell'epoca della comunicazione mediatica, ma in fondo non è quello che ci interessa, ci basta per il titolo.

Quando nel maggio del 2012 abbiamo iniziato con Print About Me a pubblicare libri stampati a mano e in edizione limitata più che a Warhol abbiamo pensato ad Alice.

- Alice. Potresti per favore prestare attenzione alla lezione di storia?
- Mi spiace, ma come si può prestare attenzione a un libro senza immagini?
- Mia cara sorella, in questo mondo ci sono tanti grandi libri che non ne hanno.
- Magari in questo, ma nel mio, i libri sarebbero fatti di sole figure.

Alice sarebbe contenta. Anche nel nostro mondo i libri, a eccezione di uno, sono fatti di sole immagini. La scelta di pubblicare libri muti è stata naturale, come collettivo composto da grafici, curatori, storici dell'arte, artisti e stampatori la nostra attenzione è sempre concentrata sulle figure.

Le parole, se proprio devono, arrivano dopo.

Allo stesso tempo, lavorando soprattutto con illustratori, ci siamo chiesti che senso avesse chiedergli di fare quello che già quotidianamente fanno, ovvero lavorare sulla base di testi assegnati. Che ci raccontassero loro una storia. Il nostro compito sarebbe stato quello di metterla su carta.

Così, in estrema sintesi, sono nati The day I became a woman di Philip Giordano, Dell'inquietudine botanica di Anna Guazzotti, Porno Subito di Fulvia Monguzzi, A mon seul desir di Sophie Lecuyer, Del lavoro & Della morte di Daniele Catalli, 24 senza testa di Daniele Catalli e Lucio Villani e Faces di Wim Starkenburg.

Per quasi tutti, eccezion fatta per Del lavoro & Della morte e 24 senza testa, abbiamo scelto il formato del leporello (o concertina, o libro pieghevole, o libro zigzag, o libro fisarmonica).Un formato che rompe lo schema di lettura classico del libro da “leggere”, che non ha rilegatura e più che da sfogliare è da aprire. Una volta fatto, le immagini appaiono in sequenza, una di fila all'altra, quasi come i frame di un film catturati sulla pellicola. Senza numeri di pagina le immagini scorrono in un flusso che può diventare (il leporello è un libro che si potrebbe sfogliare all'infinito) un vortice senza fine.

Dentro questo vortice sono racchiuse storie, alcune più narrative altre meno.

L'unico indizio che lo spettatore ha è il titolo, per il resto basta guardare le immagini.

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