K è la prima mostra antologica di Michael Rögler [Mainz,1940] in Italia. La sua ricerca è stata ispirata dalle Ninfee di Monet e dalla gesture painting americana, trovando però la forza di reagire e di differenziarsi dai suoi pre-decessori. Rispetto agli ardori dell’espres-sionismo astratto, l’artista ha infatti scelto per sé l’allure di una “fluttuazione permanente”. Proprio come il Maestro di Giverny, anche la ricerca di Rögler è incentrata sul “tono” e sul “tocco”, affrancandosi però dall’eredità mo-dernista; l’artista ha infatti inteso sublimare/ trasfigurare la natura in colore puro, o più precisamente in “pura luce”.

Quella di Rögler è una pittura disambientata, spazio sensibile in cui la sostanza del tegu-mento aspira alla sensualità coloristica. Essa non abolisce l’immagine ma la rende inde-terminata, fino a diventare un vibrante, cam-po cromatico. A metà strada tra l’atarassia e l’ebbrezza del gesto (essenziale e sintetico), la pittura di Rögler si produce in un’emis-sione/impressione di luminosità. L’impalpabile “forma-luce” ottenuta dall’artista rivela traspa-renze e opacità da cui si sprigionano energie corpuscolari che sembrano indugiare verso una réaction poétique: istanti situazionali in cui le stille di luce eccitano lo sguardo, quel tanto da desiderare di vedere meglio, e di più, e ancora.

Le tele da lui dipinte sono un invito a esplo-rare un paesaggio giunto alla sua massima rarefazione. La natura viene filtrata, persino edulcorata dal soggetto floreale: è come se l’artista fosse riuscito a dar corpo a una sorta di “tentazione del nulla” che diventa improv-visamente reale e densa di significato.

Rögler crea superfici piane, aprospettiche, che permettono allo spettatore una doppia vi-sione, “in volo” e “in immersione”. In realtà non stiamo guardando forme ma forze [signi-ficanti] che inducono l’artista a riflettere sul farsi stesso della pittura, per stratificazione e sedimentazione.

Rögler ha saputo vaporizzare la pennellata, accordandole un particolare “alone” di mi-stero, come ben evidenziano i margini del dipinto, i quali intensificano la percezione di una realtà incorporea, materia nebulizzata che si sfalda in visioni atmosferiche. Quasi fossero intrisi di nebbie e vapori, i dipinti sono permeati da velature e sfocature, striature e macchie; i colori si smaterializzano fino a trasformare il supporto in uno spazio scon-finato – uno spazio vis[su]to non tanto in superficie, quanto semmai dall’interno. Alla continua ricerca di una definizione spaziale, l’artista scandaglia il rapporto tra la superficie e il colore per creare danze in punta di pen-nello.

Assecondando sia il tecnicismo sia il lirismo della pittura, l’artista ha raggiunto un’assio-logia basata sui valori minimi del pigmento, nel tentativo di rifare/ridefinire la trama della tela. Transitando da un paesaggio naturale verso uno spazio neutrale, il non-loci di Michael Rögler impone all’opera un rapporto trascendentale con il mondo, nutrendo la speranza di commutare la tabula rasa in una tabula picta.

Museo d’Arte Contemporanea
Viale Padania, 6
Lissone (MB) 20851 Italia
Tel. +39 73 97368
museo@comune.lissone.mb.it
www.museolissone.it

Orari di apertura
Martedì, Mercoledì, Venerdì 15.00 - 19.00
Giovedì 15.00 - 23.00
Sabato e Domenica 10.00 - 12.00 e 15.00 - 19.00

Immagini correlate

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