Photology intende rendere omaggio all’opera d’arte più nota al mondo, “La Gioconda” di Leonardo Da Vinci, con una mostra collettiva dal titolo “Mona Lisa Smile”, che verrà presentata in anteprima martedì 25 settembre 2012 dalle ore 19.00 alle 21.00 presso gli spazi della galleria di via della Moscova 25 a Milano. “La Gioconda”, o “Monna Lisa”, è uno dei quadri più famosi di Leonardo da Vinci. Elaborata tra il 1503 e il 1506, l’opera è realizzata con la tecnica dell’olio su tela, misura 77x53 cm ed è conservata presso le sale del Museo del Louvre di Parigi. La donna dall’enigmatico sorriso ritratta nel dipinto era probabilmente Lisa Gherardini, o Monna Lisa, sposa del mercante Francesco del Giocondo. Sullo sfondo di un paesaggio ispirato alla campagna toscana si staglia una delle figure femminili più celebri della pittura di tutti i tempi, divenuta un simbolo dell’arte stessa e della sua ambiguità.

La mostra, che sarà visitabile fino al 23 novembre 2012, presenta una selezione di opere di artisti, italiani e internazionali, che re-interpretano “La Gioconda” con sfumature e punti di vista diversi. Dalle elaborazioni sull'immagine a scatti realistici che riportano fedelmente la bellezza dell'opera di Leonardo Da Vinci.

Il titolo della mostra Mona Lisa Smile riporta immediatamente la memoria dello spettatore alla celebre pellicola di Mike Newell del 2003 interpretata da Julia Roberts; scorrendo poi i nomi degli artisti presenti si comprende quanto in realtà la “parentela” riguardi semplicemente il titolo ma non i contenuti. Risulterebbe anche abbastanza ovvio ripercorrere, sebbene velocemente, l’innumerevole letteratura circa il “fantomatico” sorriso del dipinto di Leonardo da Vinci e tutto ciò che in esso l’artista ha celato o svelato. Ad un ben guardare il titolo di questa mostra calza a pennello per buona parte dei contenuti concettuali che gli artisti invitati usano solitamente inserire nella loro ricerca visiva: l’ambiguità intrinseca del dipinto rinascimentale è direttamente proporzionale alla bipolarità concettuale spesso innata nelle opere di artisti quali Yasumasa Morimura, Vik Muniz o Eef Bongers.

L’oscillazione continua fra dato illusorio e rivelatorio porta molti di questi autori, come dimostrano Mario Schifano, Andrea Jemolo e Francesco Acerbis, a “sostenere” una sorta di insostenibile leggerezza dell’immagine in cui una parte stessa dell’intervento rimane sospesa in quella sostanziale ambiguità determinata dalla Gioconda stessa. Verrebbe quasi da dire che in quel sorriso vi è già buona parte del percorso concettuale della più recente contemporaneità visiva, una sorta di spazio aperto, effimero, impalpabile alla visione, ma fondamentale per determinare il potere destabilizzante e spaesante tanto potente in tutta l’arte dell’ultimo secolo.

Un altro primato al grande Da Vinci quindi, o più semplicemente un atto di coerenza intrinseca al fare, o meglio al pensare, artistico che determina quanto il valore concettuale dell’opera trascenda, ora più che mai, l’atto stesso dell’operazione estetica. Mona Lisa Smile diviene perciò il pretesto perfetto per aprire a innumerevoli ipertesti che sono tutti interni alle opere in mostra, lasciando ancora una volta allo spettatore l’arduo compito di completare l’opera ed anche i molteplici contenuti che ciascuna immagine porta con sé.  Testo di Fabiola Naldi


Francesco Acerbis (Bergamo, 1969) si avvicina alla fotografia lavorando come assistente presso uno studio fotografico. Ciò gli permette di affinare la tecnica e l'uso della luce fino a dedicarsi a tempo pieno al fotogiornalismo. Tra il 1994 e il 2000 realizza diverse mostre sulla situazione dei profughi nell'area dei Balcani e dal 2001 collabora con l'Ong AMREF Italia, realizzando per loro alcuni reportages in Africa. Nel 1999 fonda a Milano, assieme ad altri, l'agenzia Emblema. Attualmente vive a Parigi e le sue fotografie sono pubblicate sulle maggiori testate italiane ed estere.

Eef Bongers (1957, Paesi Bassi) lavora a livello internazionale come fotografo indipendente dal 1992. Ha realizzato diverse campagne pubblicitarie tra cui si ricorda quella per Ballantines Whisky. Collabora con numerose testate internazionali e le sue opere sono state esposte in musei e gallerie a livello internazionale (Amsterdam, Naarden, Anversa, Zagabria, New York, Los Angeles e San Francisco).

Mario Cresci (Chiavari, 1942) dalla fine degli anni Sessanta ha sviluppato un complesso corpo di lavoro che varia dal disegno, alla fotografia, all’installazione. Col tempo ha sviluppato una profonda conoscenza del Concettualismo, Minimalismo e dell’Arte Povera. Ha realizzato installazioni temporanee e permanenti in gallerie, musei e spazi pubblici in Giappone, Spagna, Francia, Germania, Italia e Stati Uniti. Le sue opere sono state esposte nei maggiori musei di tutta Europa e le sue più importanti retrospettive si sono tenute a Milano (1995) e Torino (2004). Attualmente è docente di Fotografia all’Accademia di Brera di Milano.

Emilio Fantin (Bassano del Grappa, 1954) nel 1991 attua i primi esperimenti di eventi artistici in cui esplora e valorizza le relazioni reciproche tra arte e pubblico, pubblico e artista , artista e artista e in generale tra i componenti del sistema dell'arte. Ha dato vita a diversi eventi e performances realizzando anche alcuni video, ha collaborato e condiviso progetti con molti personaggi del panorama artistico italiano. Nel 1994 a Bologna condivide uno studio insieme ad altri artisti (Francesco Bernardi, Gianni Gosdan, Eva Marisaldi),’L’atelier senza pennelli – La Casa Mentale’, intorno a cui gravitavano anche giovani artisti bolognesi. Nel 2003 ha partecipato alla mostra Arte Pubblica in Italia: lo spazio delle rivelazioni curata da Anna Detheridge presso Cittadellarte_Fondazione Pistoletto a Biella. Dal 2010 l’artista ha organizzato workshop dedicati al rapporto tra arte e natura, ideando percorsi e realizzando opere utili alla rivalorizzazione di aree verdi, per riaffermare il legame tra l’uomo e i luoghi naturali.

Andrea Jemolo (Roma, 1957) è considerato uno dei più noti fotografi italiani di architettura. Le sue opere fotografiche fanno parte delle collezioni del MAXXI di Roma e della Fondazione Unicredit. Per Casabella e altre tra le più importanti riveste d’architettura, ha fotografato le opere di grandi architetti contemporanei come Ludovico Quaroni e Luisa Anversa, Vittorio De Feo, Renzo Piano, Tadao Ando, Richard Meier, Sandro Anselmi, Zaha Hadid. Ha condotto campagne fotografiche su Michelangelo, Ligorio, Vignola, Maderno pubblicate da Electa, Skira, Koenemann, Taschen.

Yasumasa Moriumura (1951, Osaka, Giappone) è un artista giapponese che lavora con diversi mezzi espressivi tra cui la fotografia e la performance. Morimura si appropria di icone universali della storia dell'arte, dei mass media e della cultura popolare e le ripropone interpretandole in prima persona. Le sue opere sono state esposte in gallerie e musei di tutto il mondo tra cui il Museum of Contemporary Art di Chicago, la Cartier Foundation for Contemporary Art di Parigi, l'Hara Art Museum di Tokyo, il Guggenheim Museum di New York e molti altri.

Vik Muniz (San Paolo, Brasile 1961) è un artista brasiliano che vive e lavora a New York. Inizio' la sua carriera come scultore, ma divenne sempre più interessato alla riproduzione fotografica del suo lavoro, realizzato mediante l’utilizzo di diversi materiali (ad esempio, diamanti, zucchero, sciroppo di cioccolato e spazzatura) per creare immagini derivate da pagine di storia e fotogiornalismo. Le sue opere sono state esposte nei più prestigiosi musei del mondo.

Matthew Pillsbury (Neuilly, Francia, 1973) si è diplomato alla School of Visual Arts di New York. I suoi lavori fotografici sono stati esposti principalmente negli Stati Uniti e fanno parte delle collezioni permanenti delle più importanti istituzioni museali internazionali, tra cui il MoMA (New York), il Whitney Museum (New York), il Louvre (Parigi), il Guggenheim di New York, LACMA (Los Angeles) e la Tate Modern (Londra). Nel 2007 ha ricevuto il premio “Fondation HSBC pour la Photographie”.

Mario Schifano (Libia, 1934) è ritenuto da molti l'esponente di spicco della pop art italiana. Insieme ai "pittori maledetti" (Franco Angeli, Tano Festa etc.) rappresentò un punto fondamentale dell'arte contemporanea italiana ed europea. Ancora oggi le opere realizzate negli anni Sessanta restano di incredibile attualità. Tra le più importanti, vanno ricordate le serie dedicate ai marchi pubblicitari (Coca-Cola ed Esso in primis) alle biciclette, ai fiori (omaggi a Andy Warhol) e alla natura in genere (tra le serie più famose troviamo i "Paesaggi anemici", le "Vedute interrotte", "L'albero della vita", "estinti" e i "Campi di grano"). Tra i primi a sperimentare innesti tra pittura e altre forme d’arte come musica, cinema, video, fotografia, l’ultimo periodo di produzione di Schifano è particolarmente segnato dai media e dalla multimedialità, interrotto soltanto da alcuni cicli più prettamente “pittorici”. Muore a Roma nel 1998.

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Orari di apertura
Dal Lunedì al Venerdì
Dalle ore 11.00 alle 19.00