Risen from the dead, ovvero risorgere dalla morte, potrebbe apparire come un titolo gridato ed immotivatamente ad effetto, se non si trattasse della prima mostra personale targata Traffic Gallery dell’artista italo-giordano Mustafa Sabbagh.

Risen from the dead parla di morte tra passato e presente, parla di frammenti di vita bloccati in istanti dati - e come in toto la produzione dell’artista - parla e instaura automaticamente dialoghi nel tempo. Dialoghi espliciti e dialoghi accennati con i grandi pittori e scultori del Quattrocento, del Cinquecento, del Seicento, del Settecento, e dell’Ottocento. Sabbagh che viaggia e lavora in tutte le grandi capitali del mondo, geograficamente parlando, viaggia senza sosta anche nel tempo facendo risorgere in noi l’intera educazione visiva e visuale presente nei molteplici immaginari collettivi delle varie culture del globo.

Dario da Pordenone, Michelangelo Buonarroti, Lorenzo Lotto, Giovanni Battista Moroni, Giuseppe Sanmartino ed infiniti ancora appaiono talvolta evidenti e al più accennati nelle elaborazioni fotografiche di Sabbagh dove l’uomo, soggetto e oggetto, viene protetto e coperto dalla testa ai piedi con neri oggetti feticcio della quotidianità, oppure lasciato quasi del tutto nudo ed inerme al suo destino di sofferenza interiore e fisica. La produzione fotografica di Risen from the dead in particolare punta al nero come metafora classicamente sensuale, e poi al bianco come momento chiarificatore e catartico; un nero contrastato, lucente, ammiccante, un nero che nasconde i corpi degli uomini ritratti creando una composizione sovrapposta e stratificata che modifica senza alterazioni di sostanza le figure e i profili umani; un bianco che avvolge e rimarca i confini tra ciò che misero perirà sotto la forza caduca del tempo e ciò che bloccato dall’istante atemporale dello scatto fotografico risorgerà per sempre negli occhi dello spettatore.

Perchè risorgere è un pò come vivere in uno stato infinito di innamoramento alla vita, di innamoramento verso il prossimo, e di innamoramento verso la bellezza inanimata delle cose. Così come non possono esistere vere motivazioni razionali all’atto dell’innamoramento, altrettanto vano sarebbe l’intento di afferrare pienamente le molteplici variabili che compongono le capacità tecniche e artistiche di un artista la cui indole creativa riesce chiaramente ad esprimersi attraverso le sue opere. Undici fotografie, sei lavori inediti, un video su schermo, ed una installazione di videomapping. Inutile addentrarci nei singoli confronti tra rappresentazione contemporanea e riferimento storico, il fiume di parole ed immagini da essi scaturenti nulla possono di fronte alla bellezza di opere che ci abbagliano, ci provocano, ci scandalizzano, ci arrapano, ci feriscono.

Perchè come dichiara lo stesso Sabbagh “La bellezza è un qualcosa che innanzitutto ferisce”.

Testo di Roberto Ratti

Traffic Gallery
Via S. Tomaso, 92
Bergamo 24121 Italia
Tel. +39 035 0602882
Cell. +39 338 4035761
info@trafficgallery.org
www.trafficgallery.org

Orari di apertura
Tutti i giorni dalle 13.00 alle 21.30

Immagini correlate

  1. Sabbagh 007, 125 x 100, 2014
  2. Sabbagh 002, 40 x 50, 2014
  3. Sabbagh 008, 160 x 125, 2014
  4. Sabbagh 005, 40 x 50, 2014
  5. Sabbagh 003, 40 x 50, 2014
  6. Sabbagh 004, 40 x 50, 2014