Galleria Continua è lieta di ospitare Iris Hope Keeper, una nuova mostra personale di Nari Ward. Il progetto espositivo si compone di un nutrito numero di nuove opere frutto della più recente ricerca dell’artista. Sculture e installazioni, appositamente concepite per gli spazi espostivi della galleria, intessono inedite trame narrative e creano un dialogo tra spettatore e oggetto mettendo in scena una sorta di coreografia delle memorie mutevoli e del presente che ne è un riflesso.

Iris Hope Keeper parte da storie, memorie e immaginari molto personali dell’artista – le vicende familiari e il rapporto mai interrotto con la sua terra natale, la Giamaica - per collegarsi poi a contesti e prospettive di una comunità molto più ampia, aprendosi inoltre ad una analisi sul senso di appartenenza e di identità. Ward tratteggia un ritratto intimo, ironico, profondo e sfaccettato della Giamaica. Da un lato la visione stereotipata di chi vive il sogno di una vacanza caraibica, dall’altra la realtà di un paese complesso, ricco di energia quanto di contraddizioni che basa il 70% della sua economia sul turismo e sul suo indotto: attività di servizi, intrattenimento e ricezione alberghiera.

L’artista lascia la Giamaica da bambino e con la madre si trasferisce in America. La storia di Nari Ward è quella di una famiglia di immigrati dove sofferenza, nostalgia e sacrificio sono il prezzo da pagare per assicurare alle generazioni future una vita migliore.

Il lavoro di Nari Ward supera ogni possibile lettura univoca muovendosi verso riflessioni che vanno al di là delle apparenze e il titolo di questa mostra ce lo conferma. Iris è un fiore, è l’iride dell’occhio, è la dea dell’Olimpo messaggera degli dei, il suo compito è annunciare agli uomini messaggi funesti ma Ward, che ama giocare con le parole trasformandone il significato, la accompagna a ‘custode di speranza’. Iris è il nome della madre dell’artista. A livello personale, Iris Hope Keeper è dunque anche un omaggio alla madre che, lavorando negli Stati Uniti come domestica (“House-keeper”), ha garantito ai figli il riscatto sociale.

Vecchie testiere delimitano la superfice di un letto impraticabile. Al suo interno un accumulo di radiatori e ventilatori funzionanti riproducono l’esperienza dei tropici, il vento e il caldo. “Jacuzzi Bed” è uno spazio chiuso che non lascia scampo, aggressivo ma allo stesso tempo invitante rappresenta il rapporto dicotomo tra giamaicani e turisti.

In “Iris Cutlass” asciugamani da hotel formano, come origami, i petali di un bellissimo fiore celando la struttura portante, fatta di machetes dalle lame pericolosamente affilate. Il machete, utilizzato per la raccolta della canna da zucchero nelle piantagioni e oggetto simbolo dello schiavismo coloniale, viene ricontestualizzato nell’ambiente alberghiero dove attualmente trova impiego buona parte della classe lavoratrice giamaicana.

La forma stondata della pietra tombale riecheggia nel dittico di porte foderate di cartoni di latte. Nel recto verso si legge: “Please Do Not Disturb” e “Please Make Room” (“Rifare spazio per cortesia”) variante sardonica e provocatoria dell’originare “Please Make Up the Room”.

Il potenziale poetico dell’oggetto di scarto inserito in nuove costruzioni di significato, non solo formale ma anche linguistico, lo ritroviamo in “Lemonade windows”. In inglese l’espressione “to buy a lemon” significa “prendere una fregatura, acquistare qualcosa che non funzionerà mai”. I due oggetti, svuotati della loro funzione originaria, mettono in atto un ribaltamento di significato trasformando l’idioma in qualcosa di positivo.

Nella nuova serie fotografica “Sun Splashed” Nari Ward compare in scenari domestici differenti con in mano delle piante da appartamento. L’artista indossa abiti da entertainer, gli stessi usati dallo zio musicista durante i suoi spettacoli. Trovo che queste immagini, siano al tempo stesso sgradevoli, umoristiche e nobili, commenta l’artista. Mi interessa fare riferimento alla tradizione dei ritratti antropologici dei primi del Novecento, umanizzando però il personaggio attraverso il disvelamento dell’immagine nel suo farsi. Il fatto che le piante siano innaffiate, e il personaggio bagnato, rende anche più problematica la lettura di ciò che sta accadendo, non è chiaro chi controlla cosa. L’entertainer è parte di una rappresentazione in cui lo spettatore è chiamato a prendere una posizione. “Beyond” (“Al di là”) è il titolo della grande installazione che occupa la platea della galleria: un pallone aerostatico realizzato con metallo di scarto.

Lo spazio sopra la scultura è attivato da una serie di corde che, lasciate lasche, collegano il pallone al soffitto e alle balconate dell’ex cinema-teatro. Alle corde sono appese delle bottiglie al cui interno l’artista inserisce un foglio su cui è scritto ‘Beyond tradotto in centinaia di lingue diverse. L’uso dei contenitori di vetro si rifà al gesto poetico del “messaggio nella bottiglia”. L’intento è quello di realizzare una struttura non funzionale, e dall’aspetto verosimile, associata al desiderio di movimento, di superamento o, semplicemente, di comunicazione. Ad una lettura altrettanto stratifica e complessa si presta l’opera collocata sul palcoscenico. Qui una serie di scale giustapposte formano una “Wishing Arena”, una sorta di altissimo altare tempestato di candele votive poste dentro a cestini dei rifiuti (quelli che si trovano abitualmente nelle camere d’albergo). Cestini e candele sono collegate tra loro da una corda che funge da ‘telefono senza fili’. Torna in quest’opera il tema della comunicazione, dell’ascesa, del dialogo con il proprio io interiore ma anche della scala sociale e del rapporto tra chi offre e chi riceve un servizio.

Appartenenza, emigrazione, distinzione tra nazionalità e nascita, identità (frantumata, frammentata e moltiplicata) sono alcuni dei concetti che convogliano in “Canned Smiles”. “Appartenere a un posto o a un altro è pura finzione… l’appartenenza è data dall’esperienza che si fa di un luogo, afferma l’artista. Le lattine del sorriso - Jamaican Smiles e Black Smiles – le prime “fatte in Giamaica e distribuite in Italia”, le seconde “fatte in America e distribuite in Italia”, costituiscono un dittico ad ampia tiratura. Quest’opera introduce i temi della commercializzazione, del confine labile che separa “il falso” “dall’originale” ma apre anche le porte a quella visione creativa che è propria di tutti gli artisti, a Nari Ward come a Piero Manzoni, qui evidentemente citato con uno dei suoi lavori più noti.

Si ringraziano Mutti S.p.a., Centrale del Latte di Roma S.p.a. e Parmalat per la preziosa collaborazione.

Nari Ward nasce a St. Andrews in Giamaica. Si trasferisce adolescente a New York, città dove tutt’oggi vive e lavora. Negli ultimo ventennio la sua opera è stata esposta in musei e istituzioni di tutto il mondo, tra queste: The idea of Realism, Accademia Americana di Roma e NYC1993: Experimental Jet Set, Trash and No Star, New Museum, New York, USA nel 2013; Food, Musée Ariana, Geneva, Svizzera (2011); Contemplating the Void: Interventions in the Guggenheim Rotunda, Guggenheim Museum, New York, USA, Trasparenze. L’arte per le energie rinnovabili, Macro, Roma e Terre vulnerabili, Hangar Bicocca, Milano nel 2010; Prospect 1 New Orleans, New Orleans, USA (2008); Dream and Trauma, Kunsthalle Wien e Museum Moderner Kunst, Vienna, Austria (2007); Whitney Biennial Exhibition, Whitney Museum of American Art, New York, USA (2006); Dirty Yoga: Taipei Biennial, Taipei Museum, Taipei, Taiwan (2006); Sharjah International Biennial 7, Sharjah, Emirati Arabi (2005); Yokohama Triennial, Yokohama, Giappone (2005); Landings, documenta XI, Kassel, Germania (2003). L’artista ha tenuto mostre personali al New Museum di New York, a Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain di Grenoble, all’Institute of Visual Arts, Milwaukee, alla GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, al Palazzo delle Papesse – Centro Arte Contemporanea di Siena e, quest’anno, al MASS MoCA - Massachusetts Museum of Contemporary Art di North Adams. Nari Ward ha ricevuto, inoltre, commissioni da parte delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e riconoscimenti da parte dell’Academy of Arts and Letters, Penny McCall Foundation, Pollock Krasner Foundation, The National Endowment for the Arts, John Simon Guggenheim Foundation.

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Orari di apertura
Martedì - Sabato
Dalle 14.00 alle 19.00 o su appuntamento