Come sempre, in occasioni di mostre personali importanti, Nicola Carrino organizza e trasforma lo spazio che ospiterà le sue opere, in una sorta di lavoro site specific unitario eppure scomponibile, secondo gli assunti teorici e fisici che caratterizzano l’intera sua attività. Così, i tredici rilievi che scandiranno lo spazio perimetrale della galleria lo definiscono e lo ridefiniscono: i moduli di Carrino diventano dunque una specie di sensori ideali che fanno vedere lo spazio. In questo caso si tratta di moduli “Decostruttivi” – uno dei cicli teorici che segue i “Costruttivi” con cui Carrino è balzato alla ribalta del mondo dell’arte italiano negli anni Settanta – che, attraverso una progressiva mutazione che si dipana nello spazio in tredici tappe, appunto, mettono in luce le caratteristiche dell’intero spazio dove essi “vivono”.

L’apparente paradosso di una scultura assolutamente bidimensionale costituisce la sfida di questa esposizione, che in questo modo ripropone il dibattito sullo spazio plastico, così come era stato formulato durante gli anni Settanta, nel periodo di massimo dibattito critico-teorico, non scevro da qualche componente ideologica. Nella loro ascetica nudità, le opere di Carrino, infatti, costringono a “guardare” lo spazio attraverso la lente del pensiero, in una rigorosa definizione di una delle componenti fondamentali della Modernità.

Nicola Carrino, nato a Taranto nel 1932, è uno degli scultori italiani più severi e determinati, uscito dalle esperienze minimaliste europee degli anni Sessanta. La sua attività è costellata di grandi eventi e di puntuali riflessioni teoriche sul lavoro dello scultore e dell’artista, attraverso cicli di opere chiamate, a seconda dell’assunto critico di base, “Costruttivi”, “Decostruttivi” “Ricostruttivi”. Tra le sue mostre ricordiamo le personali tenute a Milano, al Salone Annunciata (1970, 1973, 1975), alla Galleria d’Arte di Porta Ticinese (1974), allo Studio Carlo Grossetti (1981, 1984), al Framart studio (1992), all’A arte studio Invernizzi (2010), oltre gli “Interventi di Trasformazione” per la manifestazione Una scultura nella strada, sulla piazzetta prospiciente la galleria di via Manzoni (1972), l’installazione “Costruttivi Trasformabili” per la mostra Progetto, intervento e verifica, alla Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale (1972), la partecipazione a La scultura italiana del XX secolo, alla Fondazione Arnaldo Pomodoro (2005). Inoltre, le personali in Italia e all’estero, alle Galerie m di Bochum (1976), Marlborough di Roma (1976), Denise René Hans Mayer di Düsseldorf (1977), Denise René di New York (1978), The Major Gallery di Londra (2007) e le partecipazioni alle Biennali di Venezia (1966, 1970, 1976, 1986), di Parigi (1967), di San Paolo del Brasile (1971, 1979), gli interventi al Neuesmuseum di Norimberga (2008), al ZKM di Karlsruhe (2008), al MACRO di Roma (2010).
La mostra resterà aperta sino al 31 marzo 2012. 

Orari:
lunedì-venerdì 16.00-19.30.

Galleria Progettoart - Elm
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