Federica Schiavo Gallery è lieta di presentare la seconda personale a Roma dell’artista libanese Pascal Hachem, dal titolo You Always Want What The Other Has (Edition 2013). La mostra prende forma dalla trasformazione di strumenti di uso comune, appartenenti tanto al mondo agricolo quanto al mondo industriale. “Ispirato dagli aspetti della vita quotidiana in città” , l’artista conserva un senso di familiarità nelle sue istallazioni, oggetti e performance. Tutto parla una lingua comprensibile dalla maggior parte degli uomini del XXI secolo, anche da coloro che non sono avvezzi all’arte contemporanea. Il lavoro di Hachem potrebbe anche essere una reazione verso la sofisticatezza intellettuale di alcuni artisti d’avanguardia che sentono il bisogno di citare i filosofi tedeschi in ogni occasione, anche durante conversazioni informali:

“L’arte sta diventando sempre più elitaria – per un pubblico selettivo – per titoli selettivi. Molta teoria e poca pratica, che rende il mondo dell’arte sovraccarico di sistemi di codifica, perdendo la capacità dell’arte di cambiare le cose.”

Rivisitando una decade di interventi presentati da Hachem a Beirut, Amman, Roma, Londra e Dubai, per citarne alcuni, si può rimanere sorpresi da come oggetti ordinari sembrino essere il filo conduttore del suo percorso artistico. Cibo, stoviglie, mobili, indumenti, biancheria, scarpe, attrezzatura medica, attrezzi, scatole di fiammiferi, distributori automatici, buste di plastica, pacchetti di fazzoletti e persino la polvere sono tutti parte integrante del suo lavoro. In You Always Want What The Other Has, rastrelli, martelli, forche da giardino, spazzole pulitrici e vanghe, hanno i loro manici piegati a 180 gradi. In modo molto simile alla ruota di bicicletta di Marcel Duchamp fissata su di uno sgabello, un secolo fa, questi oggetti non sono più adatti per l’uso. Come l’artista afferma, il “cambio di direzione rende inutile lo strumento da lavoro causando uno spostamento di potere”. L’operaio infatti, perdendo i propri attrezzi perde tutto. Se in Tempi Moderni (1936), Charlie Chaplin esprimeva la sua preoccupazione verso l’alienazione delle masse nella società industriale, l’attuale epoca neoliberale, va ben al di là di alienazione e schiavitù: le masse sono spesso deprivate di tutto.

You Always Want What The Other Has (Edition 2013) include – come in molti precedenti lavori di Hachem – oggetti relazionati al cibo quali una forchetta conficcata in un coltello, una pentola a cui è stata tagliata una fetta e un cucchiaio vuoto in cima ad un mucchio di farina… E’ chiaramente una riflessione sull’avidità e sul desiderio di “divorare” ciò che non ci appartiene oppure è più debole. L’idea fu visivamente organizzata in modo suggestivo, nel 1557, in una spettacolare incisione di Pieter van der Heyden, un d’apres al disegno di Pieter Bruegel, dal titolo Pesce grosso mangia pesce piccolo.

Parallelamente al cibo, il petrolio è l’altra forma di ricchezza ricorrente in mostra. Una pistola per la benzina è installata su due cavalletti – ricordando un insetto – con una catena alle cui estremità presenta una delle due parole: Total e Possession. Un’altra opera è composta da due pistole per la benzina rivolte l’una verso l’altra ricordando High Moon, l’installazione di Rebecca Horn formata da due fucili Winchester automatici l’uno di fronte all’altro sopra un canale pieno di vernice rossa. Le pistole sono fissate all’estremità dello stesso tubo, sostenuto da una cravatta simbolo dei “colletti bianchi”, formando un loop in qualche modo impossibile. La storia del petrolio è, ed sempre è stata, una storia di violenza.

Il Libano, la terra di Hachem, è parte del mondo arabo - ciò che i poteri coloniali chiamarono Medio Oriente. “Questa parte del mondo ha assistito al maggior numero di conflitti armati della storia moderna e contemporanea. I meccanismi di sfruttamento del petrolio non sono certamente estranei a questa difficile situazione” . Al momento della stesura di questo testo, nuovi missili attendono di essere lanciati passando sopra le nostre teste . Oppure, forse, colpirci. Quando la guerra scosse il Libano, nel luglio del 2006, Pascal Hachem restò bloccato in Svizzera. Durante il suo transitorio esilio, produsse una serie di opere con immagini di armi. In una regione in cui la pace è più utopistica che giocare a golf su Marte, la presenza di pistole ed altri dispositivi violenti fanno parte del catalogo di cose ordinarie dell’artista e ricorrenti quindi nei suoi progetti tanto quanto il pita-bread e le scarpe.

Gregory Buchakjian, Beirut, 7 settembre, 2013 

Pascal Hachem è nato a Beirut, Libano nel 1979, dove attualmente vive e lavora. Si è laureato in Spatial Design nel 2002 e insegna Design alla American University di Beirut e alla Lebanese American University di Beirut. Selezione mostre personali: You Always Want What The Other Has (Edition 2013), Federica Schiavo Gallery, Roma 2013; Beliefs In Self-Deception, Selma Feriani Gallery, Londra 2013; Public Spaces = A Place for Action, Bcharre, Libano 2013 (installazione in collaborazione con Rana Haddad); in.nate.ness, Federica Schiavo Gallery e Piramide Cestia, Roma 2010; Bring the Boys Back Home, Selma Feriani Gallery, Londra 2010; X Wohnungen, International Istanbul Theatre Festival, Istanbul 2008 e Festival Belluard Bollwerk International, Friburgo, Svizzera 2007. Selezione mostre collettive: Crisis Practice, Workshop Gallery, Beirut, Libano 2013; Mediterraneo: incontri o conflitti?, Palazzo Gargasole, Gagliano del Capo, Lecce 2012; Chkoun Ahna, Carthage Museum, Tunisi, Tunisia 2012; The Third Eye, Selma Feriani Gallery, Londra 2009; Hopes and Doubts, Fondazione Merz, Torino 2009 e Cinema City, Beirut, Libano 2008; A Place I Know Well, PROGR, Berna, Svizzera 2008; Fabrica: Les Yeux Ouverts, Notebook project, Triennale di Milano, Italy 2007 e Centre Pompidou, Parigi 2006. Premi: Primo Premio in Scultura, VIIe édition des Jeux de la Francophonie, Nizza 2013; Art and Dialogue Between the Cultures of the East and the West, The Boghossian Foundation, Beirut, Libano 2012. La sua prima monografia dal titolo Pascal Hachem – Beirut 2012, è stata pubblicata e prodotta lo scorso anno da Federica Schiavo Gallery, Roma e Selma Feriani Gallery, Londra.

Federica Schiavo Gallery
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Tel. +39 06 45432028
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www.federicaschiavo.com

Orari di apertura
Martedì - Sabato
Dalle 12.00 alle 19.00

Immagini correlate

  • 1 & 3 Pascal Hachem, Spoonism, 2013, 2 spoons, flour, 34 X 12 X 24 Cm, photo by Giorgio Benni, courtesy Federica Schiavo Gallery, Roma
  • 4 & 6 Pascal Hachem, Nearsighted, 2013, pair of glasses, pins, steel pedestal, 32 x 135 x 28 cm, photo by Giorgio Benni, courtesy Federica Schiavo Gallery, Roma
  • 5 Pascal Hachem, No Comment, 2013, fuel gun, black chain, yellow gold chain, 57 x 33 x 24 cm, photo by Giorgio Benni, courtesy Federica Schiavo Gallery, Roma