Cabinet inaugura il 22 marzo la doppia personale di Paul Housley e Jill Spector dal titolo An Eclectic Approach, a cura di Maria Chiara Valacchi.

Lʼinteresse per il termine - Eclettico - è la definizione che Diogene Laerzio dette alla scuola di Potamone di Alessandria, filosofo che fondò il suo pensiero sulla scelta di differenti elementi teorici comprendenti idee stoiche, peripatetiche e platoniche. Se questo può riflettere un atteggiamento critico ma non soggettivamente teorico, lʼapproccio eclettico di scelta e raccolta fu storicamente molto importante nellʼinterpretare il mondo fisico come un organismo animato da molteplici rappresentazioni mentali. In epoca illuminista Johann Joachim Winckelmann stabilì lʼeclettismo in arte come lo scopo primo di creare unʼopera dalla bellezza pura, raggiunta attraverso elementi individuali e comuni, asserviti alla visione dʼinsieme dellʼartista. Per Paul Housley, pittore inglese e Jill Spector, scultrice americana, lontani da una ricerca di unʼideale estetico classico, lʼeclettismo è un modo di percepire la poliedricità del mondo, isolarne dei fattori e trasformarli attraverso una esperienza pregressa e lo spirito creativo del momento. Se per Paul Housley la creazione inizia dalla fascinazione verso oggetti e icone dellʼimmaginario quotidiano e universale, per Jill Spector la scelta avviene durante la composizione, fluido vitale che sceglie, plasma e assembla in unʼestatica attività di assemblaggio.

La pittura di Housley sembra essere una concatenazione di stili e suggestioni che impasta sinergicamente con una gestualità svelta. Scorrono le avanguardie del ʻ900 in queste pitture di genere, animate dal reiterarsi di segni materici con i quali modella figure su tela. Il “ridicolo” di essere artista, come lui definisce, vive nellʼalternanza di suggestioni alte, da Rembrandt a Picasso, alla descrizione di oggetti di poco conto che trova nei ricordi vani di mercatini dellʼusato. Tutto è credibile, non cʼè spazio per lʼironia, il ritratto alto assume lo stesso prestigio della composizione convenzionale. Una scelta consapevole, quella degli oggetti da cui farsi affascinare, che come spiega il fenomenologo francese Maurice Merleau-Ponty: ”lʼocchio compie il prodigio di aprire allʼanima ciò che non è anima: Il gaio dominio delle cose, e il loro Dio”. Un prodigio, quello dello sguardo, che sembra incoraggiare anche le scelte di Jill Spector, che con un flutto di magma bianco gesso unisce e ingloba elementi poveri a materiali di varia natura; come la mente fa con i ricordi che impasta corpi e impressioni nella creazione di una vivida percezione. Sono astrazioni formali poste spesso su sottili piedistalli, ad ergere morfologie candide, straripanti nella morbidezza delle forge che includono e occludono tessuti e immagini. Riproduzioni fotografiche delle stesse sculture giocano tra bidimensione e tridimensione in un gioco di rimandi, diventando opere uniche, performance cristallizzate, forme sullʼorlo dellʼanimato.

Vernissage:
giovedì 22 marzo 2012 ore 18:30

Orario:
dal martedì al sabato 16:00 - 19:00
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