La Galleria Nina Due, in collaborazione con la Fondazione per l'arte contemporanea Vladimir Smirnov and Konstantine Sorokin e in occasione di Photofestival 2013, inaugura la prima mostra italiana degli artisti Roman Mokrov (1986) e Semen Motolyanets (1982).

Due giovani artisti, Roman Mokrov da Mosca e Semen Motolyanets da San Pietroburgo, presentano due diversi approcci al fenomeno della cosiddetta cultura nazionale.

Nel mondo contemporaneo questa espressione, cultura nazionale, è molto diffusa grazie a varie guide e libretti turistici che con grande convinzione coltivano l'idea di unicità di un certo villaggio, di una città, di un paese... addirittura di un continente. In un contesto di globalizzazione in continua crescita, tutti i tentativi di sottolineare dall'esterno e commercializzare una qualche irripetibilità locale sfocia in un luogo comune. Dal più semplice, come l'insalata Nicoise preparata da McDonald, a forme più sofisticate, come il bestseller “Eat, pray, love”. La cultura di massa insegna che nel mondo contemporaneo, come in un grande appartamento, ci sono zone dedicate alla meditazione, alle gioie gastronomiche, allo studio, alla socializzazione, alle questioni matrimoniali, … e vengono utilizzati gli emblemi delle culture nazionali come se fossero delle immaginette. Questo stile gastronomico-interiore Fusion si proietta in tal modo su qualsiasi aspetto della cultura.

Tuttavia l'amore per i cliché della cultura nazionale nasce non solo “dall'alto”, nelle più alte sfere della geopolitica e del colonialismo, ma anche “dal basso”, all'interno delle culture locali stesse. Si tratta di una tipica passione del cosiddetto uomo qualunque (anche questo è uno stereotipo, in altre parole, del “consumatore inconsapevole”) per i valori della tradizione, che svolgono la funzione di una sorta di schermo protettivo, capace di proteggere dalla realtà stessa, così complessa e in continuo cambiamento.

In Russia, per questioni storiche ed economiche, l'amore per superfici di vario genere, che siano morbide, di peluche, colorate, luminose, è sempre stato particolarmente forte. Si può dire che la vivacità dei colori e la densità di questi schermi protettivi, di “superfici aggiunte”, in Russia siano direttamente proporzionali all'aggressività e alla drammaticità potenziale di uno spazio sociale.

I tappeti decorativi e dai colori sgargianti presenti nelle fotografie di Roman Mokrov sono gli immancabili attributi di una vita felice. Nella cornice di questi tappeti gli uomini amano, si sposano, si riposano, festeggiano le loro ricorrenze. Il tappeto orientale, rimasto nella cultura russa dai tempi delle invasioni mongoliche, mantiene paradossalmente il suo carattere nomadico. Un uomo si mette in viaggio a bordo di un materassino gonfiabile sulle acque di uno stagno interamente ricoperto di alghe. Una candida ed elegante sposa in abito bianco sale per le scale sputacchiate di un condominio. Dei giovani si arrampicano sui tetti e planano sulla città dall'alto di un braccio di una gru. Mokrov racconta i suoi eroi come instancabili vagabondi che percorrono la loro instabile esistenza nella certezza che “lì dove noi non ci siamo, ecco, lì si che si sta bene”.

Semen Motolyanets crea fotografie e immagini pieghevoli, utilizzando le cerniere delle porte. Sono sculture-paravento che possono stare a parete o libere in mezzo a uno spazio. Si tratta di reminiscenze personali (come in “Mio fratello è maturato due volte”), stereotipi nazionali (come nel “Lago dei Cigni”), miti contemporanei, come photoshop. A volte i suoi oggetti assumono contemporaneamente una duplice funzione, sono paraventi e ombre-silhouette, per esempio la parola “scusate”, una parola alquanto rara nel nostro spazio urbano, riceve come risposta la sua “eco” sotto forma di ombra. I paraventi di Motolyanets sono come coperchi di pozzi esistenziali, come il lavoro “Mosca ovattata”, che copre quell'enorme, caotico e scomodo spazio che è la capitale russa.

I tappeti e i paraventi in mostra sono dunque oggetti ambivalenti. Fanno da schermo ai pericoli esterni e nello stesso tempo creano unione tra coloro che vi hanno cercato rifugio. La fragilità e l'inadeguatezza funzionale che li caratterizza distinguono chiaramente e in modo positivo questi lavori dal tanto amato e compiaciuto design, vera roccaforte della solitudine contemporanea.

In essi infatti arde ancora una timida speranza di contribuire allo sviluppo di un mondo aperto a una convivenza comune. (Evgenija Kikodze)

Roman Mokrov presenta alcune fotografie della serie “Not Moscow”, lavoro vincitore della sezione Giovani del Premio Innovation nel 2012. Semen Motolyanets ha ricevuto il Premio Innovation nel 2009.

Galleria Nina Due
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Orario di apertura
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