“Tra il 1950 e il 1970 il cinema vive uno dei suoi momenti più gloriosi proprio in Italia.

Un drappello di produttori, registi, sceneggiatori, attori, scenografi impongono globalmente, forse per la prima volta, il "made in Italy" facendo diventare il neorealismo italiano un genere culturale che dal cinema pervade letteratura, arte e societa'.

Alcuni dei termini in voga in quel periodo di cinema indimenticabile diventano da subito riconoscibili universalmente: Cinecittà, dolce vita, paparazzo, felliniano...

Infatti, tra quei protagonisti, uno in particolare diventa il vero sinonimo di creatività italiana: Federico Fellini. Egli fa coincidere il suo debutto proprio nel '50 e segna in maniera marcata 4 decadi del novecento, con una serie impressionante di film culto: I vitelloni, La strada, La dolce vita, 8 e 1/2, Satyricon, Amarcord, La città delle donne, solo per citarne alcuni.

Fellini ha praticamente inventato una identità alla cinematografia italiana, oggi riconosciuta in tutto il mondo. I suoi film diventano luogo di esaltazione autobiografica, dall'ossessione per le donne alla poetica della provincia italiana.

Ma e' proprio sul lavoro, tra le scene di Cinecitta' con gli attori, o intorno a una scrivania con uno sceneggiatore e finanche coi giornalisti per una conferenza stampa, che Fellini mantiene fede al suo naturale carattere guascone: "un fantastico bugiardo con una fanciullesca visione della vita" come diceva qualche collega... Rapporti sui set fatti di una serie infinita di gags, reinterpretando le proprie radici romagnole con tutte le manie del caso...

Questa mostra di Photology dal titolo "Fellini at work" per l'appunto, unisce al genio di Rimini, l'acuta osservazione di Tazio Secchiaroli. Sue le Inquadrature di arte fotografica verso l'uomo Federico oltre che al personaggio Fellini. La vita condivisa di quegli anni sui set di prova, ma anche negli uffici o dentro i laboratori di scenografia, provocano una simbiosi esplosiva. Un "fellinisecchiaroli" Giano bifronte che per almeno 20 anni porta la cultura dell'immagine del cinema italiano in ogni dove. Un idillio unico come tra pittore e musa, che amplifica il valore artistico dell'uno e dell'altro in una storia di qualita' parallele.

Anche il paparazzo Secchiaroli, risorto fotografo di scena al servizio segreto di Sua Maestà Fellini, rappresenta in fondo, con la sua imprendibile ambiguità, tutte le virtù e i vizi di un paese che vive in quegli anni gli albori di una epopea che ancora oggi persiste nell'immaginario di tutti. Entrambi con le loro invenzioni e le loro metafore vissero una vita pellicolare. A dimostrarlo, come in un film a futura memoria, due dei loro celebri epitaffi: ‘Nulla si sa, tutto si immagina’ , ‘Non è vero, ma ci credo’.”

Testo di Davide Faccioli

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