Dal 19 Marzo al 12 Giugno 2011 il Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano (Via Palestro 14) ospita una grande retrospettiva su uno dei maggiori videoartisti viventi: l'americano Tony Oursler, nato e attivo a New York.
La mostra "Open Obscura", a cura di Gianni Mercurio e Demetrio Paparoni, trae il suo titolo da una suggestiva opera dell'artista presente in mostra: Obscura, del 2010, che presenta un universo di occhi osservanti spasmodicamente lo spazio circostante.
L'arte di Tony Oursler è perturbante poiché ospita una visione soffocata della realtà, rendendola allo stesso tempo infantile, di gusto surreale. I suoi personaggi sembrano infatti provenire da un altra dimensione (in particolare quella dei cartoon): capitati accidentalmente nello spazio dello spettatore, questi giacciono, come imprigionati, nelle stanze del museo e tentano una comunicazione che non può aver luogo. Le varie voci s'intersecano e si sovrappongono negli spazi del PAC, che è reso omogeneo grazie all'abbassamento generale dell'illuminazione, creando così una particolare "camera oscura" in cui le varie voci sussurrano frammenti di discorso senza logica apparente.
Queste voci rimangono sole nel loro universo artificiale e la loro vita è legata alla proiezione di un'immagine, fornita da un videoproiettore lasciato visibile al pubblico. I meccanismi che stanno dietro all'esperienza artistica sono così smascherati dallo spettatore, che spesso oscura l'immagine al suo passaggio.
Non solo l'immagine e la voce sono effimere, ma la rappresentazione del corpo umano stesso é sempre parziale (un occhio, un volto, una bocca etc.), rinchiusa in una superficie che ne limita l'apertura verso l'esterno, distorcendola.
Altro esempio di questa ironica e inquietante tecnica, a volte di tenero richiamo infantile, é rappresentata da una sala composta da esseri biomorfi di diversi colori che tentano di comunicare qualcosa, ripetendo sillabe, parole o suoni (come Sss o Crunch, del 2004).
Un lato interessante del lavoro di Tony Oursler è, a partire dal 1992, l'attenzione verso i disturbi di personalità multipla, come si può notare dall'opera Untitled MPD del 2005: essa accosta una all'altra, come tante uova impilate a ridosso del muro, 25 teste uguali ma aventi ognuna espressioni differenti.
Al secondo piano troviamo un Tony Oursler meno noto: quello dei disegni, dei video legati all'esperienza sonora-auditiva e infine, le ultime produzioni.
Una di queste è rappresentata da Valley, progetto che l'artista ha compiuto all'interno dell'Adobe Museum of Digital Media, un museo inaugurato lo scorso 6 ottobre 2010 e visitabile unicamente sullo spazio internet, a qualsiasi ora del giorno (su http://www.adobemuseum.com/).
In conclusione, una mostra che merita di essere visitata anche da chi non ama il genere o da chi credeva già di conoscere l'opera dell'artista newyorchese.
Il pubblico avrà modo di scoprire, nell'antologica del PAC, un nuovo, inaspettato Tony Oursler.