“Ho trovato un’espressione splendida […] che penso descriva la natura della mia arte nel modo più preciso: “la struttura del divenire”, due aspetti del mio lavoro, così chiari per me […] I miei dipinti sono sempre attenti ai rapporti e alla struttura più minuti, eppure restano sempre nel cambiamento costante, in uno stato di divenire, senza arrivare mai (nonostante l’intensità e il dettaglio) a una forma finale e riconoscibile”. Charles Seliger, 1980 (Charles Seliger Journals).

Con Una visione interiore: Charles Seliger negli anni ’40 la Collezione Peggy Guggenheim porta in scena per la prima volta in Italia un importante corpo di opere, oltre trenta tra dipinti e disegni, realizzato dal surrealista americano Charles Seliger (1926 – 2009) nel corso degli anni ‘40, decennio di esordio della sua carriera pittorica, tracciandone la rapida evoluzione da ragazzo di talento ad artista esperto, maturo e sicuro della sua visione artistica.

Fin da adolescente Seliger dimostra interesse per la pittura e l’arte moderna e poco più che ventenne sviluppa quegli strumenti con i quali avrebbe esplorato i soggetti al centro della sua arte futura. L'immaginario fantastico, i processi inventivi, la libertà creativa propri del movimento surrealista catturano profondamente la sua attenzione, accendendo la sua immaginazione, e lo portano, tra il 1942 e il 1950, periodo a cui appartengono le opere in mostra a Venezia, a sviluppare una propria maturità estetica. In questi anni lo stile e la filosofia di Seliger sono profondamente debitori alle tematiche e ai metodi surrealisti, e in particolare l’artista adotta l’uso dell’automatismo dei surrealisti come aspetto chiave del suo processo creativo. Inoltre il loro discorso sull’inadeguatezza della visione umana nell’apprendimento del reale alimenta il desiderio dell’artista americano di rendere visibile l’invisibile. Seliger crea immagini di mondi naturali che sono al di sotto o al di là della capacità visiva umana: strutture biologiche, cellule, viscere organiche e ossa, e in questo periodo sviluppa anche quello che sarebbe diventato un interesse, rimasto vivo lungo la sua carriera, per il processo di metamorfosi, un motivo centrale del surrealismo. Tutti questi temi trovano un riflesso nel fascino esercitato sull’artista dalla profondità e dall’interiorità quali metafore dell’inconscio. Il lavoro di Seliger deve al surrealismo assai di più di quello di molti colleghi suoi contemporanei, tanti dei quali sarebbero via via divenute figure portanti dell’Espressionismo astratto americano. Sebbene il suo lavoro abbia anche radici in quei principi e idee che stanno alla base dell'Espressionismo astratto americano, Seliger ha la forza di imprimere alle proprie opere una personale voce distintiva utilizzando un vocabolario artistico nuovo. È raro trovare un artista capace di produrre quadri così potenti e originali in così giovane età: attraverso i suoi dipinti Seliger invita l’osservatore a dare attenzione al movimento lento, a guardare da vicino e a riflettere sulla natura intricata e complessa del mondo che lo circonda. Tra il 30 ottobre e il 17 novembre del 1945 Peggy Guggenheim gli dedica la sua prima personale nella sua galleria newyorkese Art of this Century. L’artista ha appena 19 anni.

Nel corso degli anni ’40 Seliger tracciò un percorso audace, sperimentando una vasta gamma di approcci alla sua arte. Quando si prende in considerazione il contesto nel quale questo straordinario corpo di opere fu creato, è difficile non essere d’accordo con il recente giudizio del critico americano John Yau: “a posteriori è notevole il fatto che Seliger non sia mai stato sopraffatto dalla brillante cerchia di artisti più anziani a cui apparteneva. Nonostante l’esaltante milieu artistico e letterario in cui si muoveva, egli riuscì a fondare e perseguire la sua strada originale” (Charles Seliger: Chaos to Complexity). I quadri oggi esposti alla Collezione Peggy Guggenheim fornirono un terreno fertile a partire dal quale l’artista lavorò per i successivi sessant’anni, lasciando un’eredità di cui si sta ancora scoprendo la vera influenza e importanza.

La mostra è accompagnata da un catalogo, edito da Emily D. Shapiro in doppia lingua italiano/inglese, con saggi del curatore Jonathan Stuhlman e di Michelle Dubois.

Collezione Peggy Guggenheim
Palazzo Venier dei Leoni
Dorsoduro, 701
Venezia 30123 Italia
Tel. +39 041 2405 411
Fax +39 041 520 6885
www.guggenheim‐venice.it

Orario di apertura
10.00 – 18.00, chiuso il martedì e il 25 e 26 dicembre

Biglietteria on-line
www.teleart.org
Tel. +39 041 2405440/419

Come arrivare
da Piazzale Roma‐Ferrovia: linea diretta 2, direzione Lido, fermata Accademia (25 minuti circa); linea 1, direzione Lido, fermata Accademia (30 minuti circa) / Vaporetto dell’arte, fermata Accademia da Piazza S. Marco: linea 1, 2 direzione Piazzale Roma ‐ Ferrovia, fermata Accademia (5 minuti circa)