L’opera Cloudy Dunes sarà composta da oltre 500 moduli costituiti da migliaia di tubi per cavi elettrici –suggestioni abitative mobili e leggere attraversate dalla luce di sei proiezioni video che restituiscono la realtà nella rarefazione del bianco e nero. I video, prodotti con l’energia eolica, sono stati realizzati nel paesaggio naturale del Lencois Maranhenses Park nel nord del Brasile, un luogo mai raggiunto dalla rete elettrica.

Grazie a questo progetto, Saraceno trasforma la sala espositiva del nuovo MACRO in una città organica, fluttuante e sospesa, in cui il visitatore potrà immaginare nuove possibilità architettoniche e sociali. L’installazione, formata da 18 km di tubi per cavi elettrici, riflette sull’idea della rete di energia alla base degli studi del celebre architetto Richard Buckminster Fuller: secondo le idee di questo protagonista fondamentale della cultura contemporanea, il mondo intero potrebbe essere collegato da una rete di energia capace di oltrepassare i confini geografici e culturali che caratterizzano il pianeta, per creare, come afferma Saraceno, “un catalizzatore per nuovi modi di vivere, viaggiare e comunicare”.

Ogni modulo costituito da tubi piegati a cerchio è simile alla cellula di un organismo vivente: Saraceno ne fa l’elemento primario di un’architettura non terrena ma aerea e volante che richiama la Ville Spatiale dell’architetto-artista Yona Friedman. Da queste fonti, unite all’esempio delle sperimentazioni Dada e del Merzbau di Kurt Schwitters, l’artista giunge così a creare una “città-nuvola”, un universo galleggiante nell’atmosfera, ma al contempo radicato nella realtà ecologica del paesaggio, degli individui e delle loro relazioni. I moduli che lo compongono possono essere visti come granelli all’interno di una tempesta di sabbia, in grado di fertilizzare la vita sociale, l’ambiente, le menti degli uomini e di porsi come modello per la costruzione delle case, degli edifici, delle città e dei continenti. Spazi e ambienti contemporanei, complessi, che aprono nuove possibilità per il futuro.

Le proiezioni sono state realizzate dall’artista nel parco naturale brasiliano attraverso un meccanismo complesso: l’energia del vento, muovendo le pale eoliche, faceva scattare un sensore ottico che fotografava il paesaggio desertico di dune, sabbia e bacini di acqua piovana: i video sono il frutto del montaggio di questi scatti e la velocità dei diversi fotogrammi nella sequenza dipende direttamente da quella del vento.

L’opera, nel suo complesso di forte impatto e contemporaneità, crea un originale dialogo con l’architettura delMacro, giocando con i suoi diversi livelli e interagendo con le sue spazialità, dalle pareti al soffitto, attraverso le passerelle sospese. Il lavoro di Saraceno infatti mira continuamente a monitorare lo spazio, cercando di dilatare il processo di percezione attiva che porti a riconsiderare in maniera critica la propria posizione verso la realtà. Il progetto Cloudy Dunes, presentato per la prima volta nel 2006 da Attitudes Ginevra e nel 2008 alla Fondazione Garrone a Genova, assume a posteriori un valore centrale e preannunciativo alla luce della ricerca attuale di Saraceno: la base di “Cloud City” è il dodecaedro, di cui il modulo di “Cloudy Dunes” appare come l’antesignano. Il progetto che può essere creato e ricreato come una forma tautologica e metaforica della mobilità sociale e abitativa, assume al MACRO una connotazione inedita e spettacolare, confrontandosi con le dimensioni della sala espositiva del museo e configurandosi come una vera e propria installazione-evento.

Autrice: Irina Ivan