Partendo da una sensibilità scultorea, i lavori di William Cobbing comprendono video, fotografia, installazione e performance. I suoi personaggi sono spesso rappresentati come fusi con l’architettura circostante, estensioni di tubature, o sepolti da strati di argilla o cemento, con cui lottano assurdamente per districarsene. Cobbing fa calchi di membra umane e li installa in modo da farli sembrare intrappolati nell’architettura, presentando il corpo come traccia, come vestigia di qualcosa che è stato.

Questi lavori alludono al concetto di entropia e, sottolineando fino a che punto il materiale terreno è irreversibilmente disperso, provocano un offuscamento dei contorni fra il corpo e il paesaggio lasciando sospesa ogni possibile attribuzione di significato. The Agony Of Water (2011) fa parte di una serie di video in cui i personaggi, coperti di argilla bagnata e glutinosa, massaggiano la materia sulle loro teste o sono interamente incassati in essa. In questi lavori i contorni del corpo sono interrotti, suggerendo un’ambiguità abietta fra il corpo e il relativo ambiente circostante.

Facendo riferimento alle idee espresse da Sartre sul “vischioso”, questi esseri d’argilla fondono le idee di fisico e psichico, con la materia ridotta ad una condizione ibrida fra liquido e solido. Allo stesso modo, l’azione di massaggiare l’argilla produce sensazioni contrastanti di sensualità e soffocamento.

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