Il ritratto iperrealista è la sua "buona" ossessione. Raffigura in primissimo piano volti giovani o segnati dal tempo, parzialmente in ombra. Lo sguardo fisso, quasi vitreo, ferma un momento e rende quell’occhio immobile particolarmente inquietante, mentre la morbidezza delle labbra e dei particolari anatomici cedono un soffio di vita.

Accostabile alle esperienze scultoree di grande successo internazionale dell’australiano Ron Mueck, virtuoso capace di trasformare silicone crudo in pelle vera o a quelle più recenti della Piccinini: iperrealismo di denuncia quello dell’artista ammirato per il suo Boy alto cinque metri, gioco ambiguo e raccapricciante quello della scultrice, introspezione psicologica e comunicazione per la Montanari e unicità nel medium pittorico: il pastello.

L'isolamento e il «congelamento», caratteristiche che spesso allontanano lo spettatore nell'iperrealismo americano, creando un mondo parallelo con un effetto trompe-l’oeil e fermate con una tecnica descrittiva dei particolari fotografati negli angoli del quotidiano, vengono qui riscaldati con un abile e dosato uso di sottilissimi segni del pastello, simili alla tecnica del rigatino utilizzata nel restauro per colmare le lacune della pellicola pittorica.

La manualità è fondamentale e la rappresentazione dei soggetti ritratti è talmente vicina al reale, quanto trasmette una sensazione a volte di fastidio, derivata soprattutto dal gigantismo esasperato dei volti raffigurati. Evidentemente padrona della cultura classica che la rende capace di generare una luce radente e d'effetto, giunge ad una "verità" tutta italiana e ad un colto contrasto da moderna caravaggesca.

Testo di Giusy Caroppo

Daniela Montanari (Varese, 1969), vive e lavora a Como. Laureata in Architettura presso il Politecnico di Milano, specializzata in Tutela e Recupero del Patrimonio Storico e Architettonico, ha abbandonato la progettazione per dedicarsi totalmente all’arte pittorica e grafica. Attualmente si dedica anche alla tecnica ad olio - in dipinti sempre in grandi dimensioni - che le permette una maggiore meticolosità e rapidità nella rappresentazione dei suoi soggetti, dai quali ha eliminato qualsiasi simbolismo dei particolari aggiunti, lasciando parlare solo minime espressioni dei volti, rughe, sguardi, "istanti" di vita.

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